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Alla stazione
Quando parte l'emigrante è
Triste e addolorato, lascia la
sua famiglia; alla stazione
quando arriva il treno si
sente un lamento di dolore.
L'emigrante abbraccia la sua
famiglia, prende la sua
piccola valigia e va via.
Assunta Castiglione - Classe V B - Nuovo-GNIKS: Numero redatto da bambini sull'emigrazione; San Giovanni in Fiore, 1980
Se i bastimenti erano l'unico mezzo per raggiungere le Americhe, con viaggi che duravano quaranta giorni a cavallo fra l'Ottocento ed il Novecento, dagli anni quaranta in poi è il treno il mezzo di trasporto e la valigia di cartone il simbolo di un ulteriore massiccio esodo verso l'Europa, conseguentemente alla sempre grave condizione dell'economia italiana, alla carenza in Italia di materie prime, soprattutto verso le miniere dei vari paesi europei.
Per rimediare allo squilibrio tra domanda e offerta di lavoro, specialmente nelle regioni meridionali, si ricorse sempre più all’emigrazione, promossa e pubblicamente proposta ai disoccupati dallo stesso governo, che con i Paesi più avanzati sottoscrisse degli accordi occupazionali; ad esempio l’accordo siglato il 23 giugno 1946 dall’allora presidente del Consiglio, Alcide De Gasperi, con il regno del Belgio, Paese ricco di materie prime. O come l’accordo, siglato il 20 dicembre 1955 dal ministro per gli Affari esteri Gaetano Martino, per l’Italia, e dal ministro del Lavoro Anton Storch, per la Repubblica Federale Tedesca, per gestire le migrazioni in maniera ordinata attraverso il concorso dei Paesi interessati.
[..] Esso prende forma all’interno di un clima politico sostanzialmente favorevole alla mobilità dei lavoratori, che permette ai governi europei di assumere un ruolo attivo nella sua promozione. Si trattava infatti dell’ultimo di una serie di accordi tra l’Italia e altri Paesi europei: nel 1946 con Francia e Belgio, l'anno dopo con Svezia e Gran Bretagna e l'anno dopo ancora con Svizzera, Paesi Bassi e Lussemburgo. Infine, nel 1957, sarà sancito, attraverso il Trattato di Roma, il principio della libera circolazione dei lavoratori all’interno degli stati membri della Comunità economica europea.
Milioni di persone, si sparsero per l'Europa alla ricerca di un presente e di un futuro migliore; molti di loro trovarono la morte nelle miniere del Bois du Cazier a Marcinelle in Belgio, schiacciati dal ghiacciaio di Allalin ai cantieri di Mattmark in Svizzera, o cadendo sul lavoro in altre disgrazie. Molti ebbero, nonostante le difficoltà, la discriminazione, lo sfruttamento, il dolore di abbandonare la propria terra, l'unica possibilità di assicurare un futuro ai loro figli. Un grande numero di emigrati florensi ridiede oggi in Svizzera, moltissimi a Baden e a Wettingen. Molti gli emigrati italiani in Regno Unito, Germania, Francia e Spagna.
Sono milioni i discendenti di italiani con altre cittadinanze europee. In tutto il mondo si stima che il numero dei loro discendenti, "oriundi italiani", sia compreso tra i 60 e gli 80 milioni.
Dopo una flessione dei flussi migratori fra la fine del '900 e gli inizi del duemila si registra successivamente un’impennata, nel periodo tra il 2011 e il 2015: in particolare, nel 2014 gli italiani emigrati all’estero sono 88.859 e nel 2015 102.259. Come si legge nel Rapporto annuale 2015 dell’Istat, in Italia è ripresa l’emigrazione di connazionali, pur perdurando i flussi di stranieri in entrata. Sono sempre di più i giovani italiani che vogliono fare un’esperienza lavorativa all’estero, quanto meno temporanea.
Nel 2017 sono emigrati dall’Italia circa 285 mila cittadini. Lo studio Migrantes 2018 inizia così: "Una migrazione, quella italiana, stabilmente in movimento" e indica che la mobilità degli italiani è aumentata del 64,7% e che sono più di 5,1 milioni le persone iscritte all’ Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero – A.I.R.E. nel 2018. Fino a giungere a oltre 5,8 milioni di cittadini italiani che risiedono all’estero (9,8%) secondo il Rapporto Italiani nel Mondo Migrantes 2022. I dati più recenti, quindi, indicano la ripresa di una consistente emigrazione verso l’estero.
Nell’Anagrafe degli italiani residenti all’estero gli iscritti sono passati, nell’arco di quasi venti anni, da 3.106.251 (2006) a 4.636.647 (2015) fino a (1° gennaio 2022) 5.806.068, il 9,8% degli oltre 58,9 milioni di italiani residenti in Italia.
I dati sono statisticamente sottostimati per via, spesso, della non avvenuta cancellazione dalle anagrafi comunali e quindi dell'assenza nelle statistiche dell’Istat di molti italiani in realtà emigrati ma non iscritti all'A.I.R.E.
I dati sul tempo di residenza all’estero indicano che il revival delle partenze degli italiani non è recentissimo, ma risale alla profonda crisi vissuta nel 2008-2011 dal nostro Paese.
Sono stati circa 31 milioni gli immigrati arrivati nel "nuovo mondo" fra il 1880 ed il 1915. La maggior parte dei primi emigranti florensi nell'Ottocento e soprattutto all'inizio del Novecento si imbarcarono a Napoli per la via delle Americhe.
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