Salvador
de Bahia - Marzo 2007, autobus
Aeroporto, Salvador de Bahia: la signora
anziana vestita di nero che parla portoghese
stentato con forte accento abbruzzese sembra
uscire da un film del dopoguerra italiano.
Ma la ultra settantenne con viso
raggrinzito e simpático che parla con la
figlia, bella signora brasiliana di mezza età,
è lo
specchio di questo Brasile
moderno.
Per una strana combinazione
l'aeroporto internazionale Luiz Eduardo
Magalhães di Salvador è vicino a "Little
Abruzzi" dove vive una delle maggiori comunità
abruzzesi fuori d'Itália.
Febbraio 2007, Ilhéus (sud della
Bahia), zona campi. L'agricoltore con la
faccia piena di rughe parla con forte accento
napoletano sulle difficoltà della coltivazione
dei campi quest'anno. Il figlio, un simpatico
mulatto risponde con accento napoletano,
"C'avimma fà papà?" e prende sottobraccio la
bella biondina dell'entroterra baiano.
In queste due immagini si vede
la differenza tra l'emigrazione
in Brasile e quella negli altri paesi
del mondo. Gli italiani
emigrati in Brasile, come la simpática
ultrasettantenne, sono ormai brasiliani,
vivono con sfiducia il rapporto con la
madrepatria, che li ha dimenticati in fretta
bollandoli come "poveri emigranti".
I figli degli emigranti italiani
in Brasile sono parte della comunità locale.
Sono brasiliani 100%, non sono italiani.
La recente polemica divampata in Italia sugli
italiani del Brasile e sulla necessità di
chiudere la retorica dell'emigrazione, è stata
scatenata da un'altra ultrasettantenne,
illustre articolista del Corriere.
E l'ironia di ciò è che il sunto
della polemica è di dimenticare in fretta la
figura folcloristica dell'emigrante
novecentesco, partito con la classica valigia
di cartone.
Ciò perchè il Brasile è
cambiato, è diverso, è un Paese unitario.
E questo è verissimo, non c'è
nessun Paese al mondo più integrato del Brasile.
La mescolanza di razza di
lingue, di religioni, che specialmente si vede
qui a Bahia, non esiste in nessun paese al
mondo.
Tutto vero? Dimentichiamo gli
emigranti?
Beh no, perchè sono ancora
tanti, sono vivissimi, sono italiani e
sono dimenticati dall' Italia
.
Sapevate che moltissimi
emigranti di lunga data sono in situazione di
completa indigenza?
Sapevate che questi italiani che
hanno sofferto tutto il possibile, sono
invecchiati in terra straniera e dimenticati
dai propri familiari e dalla propria patria,
sono ancora molti, specie in Bahia?
Sapevate che pochissimi di loro
sono registrati all'AIRE, che per l' Italia
abitano ancora nel Vecchio continente, ammesso
che hanno ancora il registro nel Paese
d'origine?
Ma allora qual'è la ragione di
questa profonda disaffezione con la
madrepatria "anima e core"?
Due passi alla Casa d' Italia , ultimo
bastione italiano di Salvador de Bahia, dà un
immagine della situazione di abbandono in cui
versa la comunità italiana.
La presenza italiana a Bahia,
istituzionale e commerciale, lascia molto a
desiderare.
Il consolato onorario,
"ospitato" dalla Casa d' Italia
, è ancora il bastione indissolubile del
dubbio console onorario Pisanu. Domande circa
la sua gestione finanziaria allà corte dei
Conti a Roma sono ancora rimaste inevase.
Gli uffici commerciali
dell'Ambasciata di Brasilia, interpellata
circa attività di investimento italiana a
Bahia, non risponde. Sembra di essere tornati
indietro nel tempo, quando l'amministrazione
pubblica italiana rispondeva a muso duro o
ignorava le domande inoltrate.
Fortunatamente c'è una felice
eccezione nel comportamento fine ed educato
del Console di Rio de Janeiro Massimo
Bellelli, che risponde sempre per tempo alle
domande della stampa.
Perchè dunque la donna
ultrasettantenne abruzzese dovrebbe credere
nella propria patria, quando ancora oggi per
un certificato la si costringe alla gogna
pubblica della fila nella canicola di
Salvador, fuori della Casa d' Italia ?
E le altre istituzioni italiane,
i partiti politici che stanno cercando di
espandere la propria presenza all'estero per
crescere la presenza
parlamentare?
Tentativi di creare una filiale
dei DS a Salvador sono stati stroncati dal
diktat del segretario político del Brasile
Andrea Lanzi. Qui in Brasile sembra che la
ventata di riformismo dei partiti di sinistra
non hà attraversato l'Atlantico ed il concetto
di democrazia interna non esiste.
Peggio ancora fanno i partiti di
destra italiana, che praticamente non esistono
a Bahia.
E le Acli, i patronati, le altre
istituzioni? Con la eccezione della UIL a
Salvador non esistono, nè si prevede di
crearli.
Ma perchè la comunità spagnola o
portoghese a Bahia, come in altre parti del
Brasile, è così forte, compatta,
autoprotettrice, mentre quella italiana è
disgregata nel Nordest brasiliano?
Perchè si tratta di una comunità
che è partita povera, e lo è rimasta anche qui
in Brasile.
Mentre gli spagnoli o portoghesi dominano
qualunque attività economica bahiana, gli italiani
non sono importanti, con
alcune notevoli eccezioni come l'ospedale São
Rafael.
Gli italiani sono sperduti,
diffidenti, addirittura hanno paura di
registrarsi all'AIRE, (i giovani emigrati perchè
temono di perdere i benefici fiscali in
patria).
E allora qual'è la verità sulla
"retorica dell'emigrazione
italiana in Brasile"?
Probabilmente la verità sta nel
mezzo.
E' vero che le nuove generazioni
sono brasiliane e nemmeno parlano l'italiano
(e nemmeno vogliono a volte).
E' però anche vero che gli
arzilli ultrasettantenni italiani di Bahia
sono vivi e vegeti ed hanno lo stesso diritto
di rispetto e considerazione da parte della
nostra amata Patria degli ultrasettantenni di
là, alcuni di loro illustri commentatori del Corriere della Sera.
di Max Bono - Notiziario
NIP - News ITALIA PRESS agenzia
stampa - N° 64 - Anno XIV, 2 aprile 2007
Emigrazione
Italiana in Brasile