Firalazzu racconta con uno straordinario brio narrativo, ora ironico e ora amaro, la storia di un giovane sradicato dal villaggio agricolo di “Jermanu” per andare a impugnare le armi nella seconda guerra mondiale.
Per quanto mi risulta – e sempre in attesa che venga svolto uno studio serio e rigoroso sui documenti custoditi negli archivi parrocchiali - sulla storia sociale locale, i lavori degni di attenzione si riducono, innanzitutto, al Manoscritto del 1835 dell’economista Salvatore Barberio (1824-1864), ritrovato dalla dott.ssa Mariolina Bitonti nell’archivio privato dei suoi discendenti e pubblicato in due tomi nel 1996 per iniziativa del Centro Bibliotecario di San Giovanni in Fiore. Con la sua ricchezza di osservazioni sulla vita economica, sui problemi sociosanitari e sui costumi civili, esso costituisce ad oggi la più importante fonte documentaria sulla vita della nostra comunità nella prima metà dell’Ottocento.
San Giovanni in Fiore fra le brume primaverili - fotografia: Francesco Saverio Alessio, 2003
Un’altra fonte imprescindibile è, naturalmente, l’archivio fotografico di Saverio Marra, recuperato con ammirabile perizia da Mario Iaquinta ed esposto in mostra permanente presso il locale Museo Demologico. Inoltre, non sono affatto da trascurare i numerosi articoli sul “bel tempo andato” che Emilio De Paola va pubblicando mensilmente sul Corriere della Sila.
Sebbene non supportate da un indispensabile discorso critico-comparativo, degne di interesse sono pure le Leggende silane, una raccolta di vecchi racconti e credenze, pubblicata nel 1987 da Saverio Basile, - quasi come prosecuzione del suo precedente lavoro di recupero dei racconti popolari che, intitolati al presunto licantropo Scippaporta, erano stati dati alle stampe nel 1978.
Per illuminare invece alcuni profili specifici della storia del costume, risulta di estrema utilità la lettura del volumetto “U ritúortu”, pubblicato nel 1997 dal locale Centro Bibliotecario, che illustra con un dettagliato apparato fotografico e didascalico gli aspetti salienti del costume femminile sangiovannese e dei gioielli tipici utilizzati per il suo ornamento.
Per quanto riguarda poi lo studio della mentalità collettiva, sono fondamentali le ricerche compiute dal dott. Salvatore Inglese, studioso di etnopsichiatria di fama internazionale, sulla diffusa nevrosi da sradicamento patita dagli emigranti sangiovannesi.
Infine, interessanti spunti sul periodo compreso tra le due Guerre si possono rinvenire anche in Firalazzu, un componimento poetico in vernacolo, strutturato secondo uno schema teatrale, che venne dato alle stampe nel 1986 da Peppino Oliverio, il quale è senza alcuna ombra di dubbio il maggiore poeta che ha avuto mai i natali a San Giovanni in Fiore. Firalazzu racconta con uno straordinario brio narrativo, ora ironico e ora amaro, la storia di un giovane sradicato dal villaggio agricolo di “Jermanu” per andare a impugnare le armi nella seconda guerra mondiale.
Immagine di copertina I edizione di L'inquieta alleanza tra psicopatologia e antropologia
I bastimenti dell'Emigrazione Italiana
Sono stati circa 31 milioni gli immigrati arrivati nel "nuovo mondo" fra il 1880 ed il 1915. La maggior parte dei primi emigranti florensi nell'Ottocento e soprattutto all'inizio del Novecento si imbarcarono a Napoli per la via delle Americhe.
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