Secondo una stima dell'IBGE (Istituto Brasiliano Geografico Statistico) fra il 1884 ed il 1939 sono entrati in Brasile oltre 4 milioni di persone. Gli italiani rappresentavano il più importante gruppo di immigrati (circa 1.500.000 di persone), superando persino i portoghesi.
La prima ondata di emigranti, prevalentemente di origine veneta, si insediò nelle regioni del Sud, a Santa Catarina. Gli italiani che arrivarono successivamente, per lo più contadini, per lavorare come braccianti seguirono lo sviluppo delle piantagioni di caffè insediandosi nella regione di Sao Paolo.
Quindi anche se la regione meridionale fu quella che ricevette i primi italiani, è stata la regione sud-occidentale ad accogliere, nel complesso, il maggior numero di immigrati dall’Italia. Ciò fu dovuto al processo d’espansione delle piantagioni di caffè nello Stato di San Paolo.
Nel 1871 una legge, detta del Ventre Libero, sancì l'inizio della fine della schiavitù. Da quel momento i figli di donne schiave sarebbero stati liberi; nel 1888 la schiavitù fu abolita.
La manodopera degli emigranti Italiani sostituì in buona parte quella prestata fin allora dalle persone usate come schiavi: in quanto bianco e cattolico l'immigrato italiano era trattato diversamente dagli schiavi di colore, ma la qualità della vita effettiva era di poco superiore, e poi le condizioni di lavoro difficili, la mentalità schiavista di molti proprietari terrieri portarono il governo italiano a proibire l'emigrazione in Brasile con il Decreto Prinetti del 1902.
Gli italiani che arrivarono a Sao Paulo all'inizio del XX secolo e che provenivano dal Meridione d'Italia, Cosenza, Potenza, Salerno, erano quasi tutti di estrazione contadina. Importante, per i nuovi arrivati, fu l'appoggio fornito dalla rete di relazioni con i connazionali. Nella rapida crescita di città come Sao Paolo gli Italiani e i Calabresi furono protagonisti.
Quelli di loro più intraprendenti abbandonarono le campagne ed il sogno di diventare piccoli proprietari terrieri e si avventurano nel settore dei servizi, nel commercio, al dettaglio e all'ingrosso, contribuendo notevolmente al rapido sviluppo delle città brasiliane.
Bràs, Bexiga, Barra Funda, Bon Retiro, sono alcuni dei quartieri completamente italiani, luoghi dove gli emigrati rinsaldavano le relazioni fra paesani, conservavano la loro cultura, come testimoniano le numerose feste dei Santi Protettori dei loro paesi d'origine.
Gli Italiani che arrivarono in Brasile a quei tempi, a differenza dei Tedeschi, o dei Portoghesi, non rappresentavano ancora una cultura e una coscienza nazionale, non avevano in comune fra i vari gruppi di provenienza nemmeno la lingua.
La Lingua Italiana si diffuse successivamente grazie a due motivi. Da una parte motivi di unione: favorire le relazioni e i matrimoni tra italiani del Nord e italiani del Sud. Dall'altra motivi di separazione: per chi migliorava le sue condizioni economiche e sociali, per la classe media, l'uso del dialetto era una caratteristica delle classi sociali inferiori dalle quali dovevano distinguersi. In questo modo, più o meno velocemente, alcuni dei costumi delle culture di origine vennero abbandonati.
Gli italiani parteciparono attivamente al processo di industrializzazione brasiliano, rappresentando, nel 1901, cerca il 90% dei lavoratori impiegati nelle industrie di San Paolo. A causa del gran numero di lavoratori immigrati dall’Italia, questo gruppo ha partecipato alla formazione del movimento operaio in Brasile. [...]
Sono stati circa 31 milioni gli immigrati arrivati nel "nuovo mondo" fra il 1880 ed il 1915. La maggior parte dei primi emigranti florensi nell'Ottocento e soprattutto all'inizio del Novecento si imbarcarono a Napoli per la via delle Americhe.
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