Nonostante dal 1970 l'emigrazione
italiana verso l'Australia sia diminuita, molti siano ritornati,
molti rimasti siano morti, gli italiani sono ancora la più grande
comunità di emigranti di lingua non inglese in Australia.
A Perth Il censimento del 1996 indicava ventitremila persone nate in
Italia, di cui almeno sei o settemila nate in Calabria. In proporzione
alla sua popolazione la Calabria è la regione d'Italia che più ha
contribuito all'emigrazione.
Come molti immigrati contemporanei (Marocchini, Albanesi, Bielorussi) in Italia, provenienti da culture contadine e con tradizioni pastorizie, lavorano qui da noi in aziende agricole, i primi emigranti Calabresi in Australia fecero i pastori, i contadini, lavoravano in aziende boschive, altri lavorarono nelle miniere di Karlgoorlie. Molti di loro, provati dalle difficoltà e dalla solitudine, tornarono, altri decisi a restare fecero venire le famiglie dall'Italia. Alcuni di quelli che decisero di rimanere diedero l'avvio alla nascita dell'industria vinicola, ancora oggi fiorente, piantando i primi vigneti australiani.
Durante il conflitto mondiale molti emigrati Italiani, internati nei campi di concentramento, non poterono lavorare le terre che avevano acquisito a credito, spesso perdendole definitivamente; le loro famiglie ebbero difficoltà, a volte, anche dopo la fine della guerra.
La corrente migratoria italiana e calabrese subito dopo la guerra divenne un fiume in piena. Il flusso migratorio fu strutturato dalla "catena" dei richiami dei parenti all'estero, al punto da svuotare alcuni nostri piccoli paesi. In Australia, a Midland, a Perth, nei suoi sobborghi Balcatta, Osborne Park, dove già vivevano i Calabresi, le loro comunità aumentarono in breve tempo. Molti di loro erano braccianti, altri erano mestieranti, in ogni caso la maggior parte proveniva dalle campagne e dalle montagne calabresi.
Francesco Saverio Alessio
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