Salvatore INGLESE
capitolo 3
Mi ritrovavo dunque direttamente sul
"campo".
Questa dimensione, esplorativa e concettuale insieme, specifica
convenzionalmente il luogo fisico dell'esperienza conoscitiva
antropologicamente orientata.
L'identificazione del campo sembra presupporre che l'osservatore
riesca a mantenere un gradiente di distanza per cui "campo" non è
immediatamente quanto esiste in una situazione data, ma quanto
corrisponde alle capacità di osservazione e di descrizione di colui
che ritiene di trovarsi entro un'area di influenza e di esperienza.
Santo - scultura in granito silano
Pietro SPINA
Nella migliore delle ipotesi il campo
non può quindi essere inteso solo come il territorio delle azioni
socialmente significative, ma anche come il luogo catturato
all'interno di una mappa - o di una trama narrativa - che si incarica,
pur con tutti i limiti, di descriverlo.
Il campo viene generato a partire dalla costituzione di un osservatore
sperimentante, e in assenza di tale soggetto esso è solo un luogo,
ineffabile e autonomo.
Progressivamente il campo si specifica
come una dettagliata mappa cognitiva che, arricchita altresì da
necessarie note interpretative, descrive in codice la realtà singolare
di un territorio culturale.
La creazione di tale mappa richiede che l'agente si collochi sul luogo
fisico e interagisca attivamente con la realtà viva e pulsante di un
contesto sociale, conoscibile per analogia e differenza.
La mappa che descrive il territorio non è mai il territorio stesso.
In ogni caso la mappa è qualcosa che si avvicina maggiormente al
territorio senza però riuscire a sostituirlo del tutto, fatta
eccezione per la possibilità di creare un universo generativo di
esperienza simulata, ovvero riuscire a determinare la creazione di una
realtà virtuale.
In effetti io mi trovavo fin dall'inizio sul campo, ma in realtà sono
stato indotto a definirlo così solo a partire dal momento in cui ho
incominciato a sentire il bisogno di descrivere le azioni che in esso
si svolgevano.
Di questo campo ero soggetto interno ed
attivo, ricevevo una delega sociale che mi permetteva di fare solo
alcune cose e non altre.
Non mi si dava la chance di conoscere o di apprendere se non anche
ingaggiandomi in un'azione di trasformazione più o meno significativa.
Inoltre il punto di osservazione era assolutamente impervio e
instabile, direi semplicemente che era difficile mantenere la
posizione senza vacillare.
Il vertice di osservazione era quello della clinica psichiatrica,
ovvero il punto in cui l'individuo versa in uno stato di sofferenza
radicale.
Pagine: 1 - 2 -3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8 - 9 - 10 - 11 - 12 - 13 - 14
Salvatore INGLESE
L'inquieta alleanza fra psicopatologia e antropologia
(ricordi e riflessioni di un'esperienza sul campo)
tratto da I fogli di Oriss, n° 1, 1993
Marco BILOTTA, Giuseppe GALLO
Franco SPINA
PUBBLICAZIONE INTERNET
a cura di
Francesco Saverio ALESSIO
Gaetano MASCARO
Traduzioni
Gaetano MASCARO
Francese, Inglese, Fiammingo