E' possibile catalogare i gruppi familiari che si ristrutturano intorno all'essenza di uno o più membri significativi, costruendo la seguente tipologia:
- Famiglie originarie composite: caratterizzate dall'assenza di uno, o di ambedue i genitori, sostituiti dalla presenza in posizione dominante degli anziani. In essa viene sperimentata l'ineffettualità della cultura tradizionale.
- Famiglie nucleari: da cui sono emigrati un genitore e almeno un figlio. Testimoniano il tramonto della socialità estesa e del regime delle obbligazioni familiari. Esse rappresentano inoltre il punto di arresto della trasmissione culturale realizzata in via genealogica.
- Famiglie assenti: in cui emigrano ambedue i genitori e i figli sono obbligati a sopravvivere all'abbandono creando delle alleanze intra - generazionali su cui ricostruire le funzioni genitoriali negate.
Ognuna di queste combinazioni generazionali forzate presenta un'avanzata adulterazione delle condotte relazionali intercorrenti tra i vari membri della famiglia. Ciò si riflette perniciosamente sulla sequenza maturativa degli eventi psicologici che si verificano nel sistema intrapsichico di ciascun membro.
L'emigrazione provoca la progressiva marginalizzazione della figura paterna, talvolta la sua scomparsa definitiva; destino condiviso dalle figure tradizionalmente vicarianti il suo ruolo e le sue funzioni.
In assenza di padre la generazione dei figli è incapace di adeguate proiezioni identificatorie, di valide prestazioni cognitive, di una sicura assunzione dei ruoli sessuali, di nutrire fervide aspettative di riscatto. I figli vagano piuttosto in un'incertezza patronimica e restano invischiati nei conflitti abbandonici ai quali essi prestano e sacrificano il proprio ruolo e, talvolta, la propria identità.
In tale contesto si attivano modalità di scambio affettivo centrate sulla sola figura materna in cui si rendono riconoscibili anche aspetti e funzioni paterne.
La madre viene costretta ad esercitare funzioni proprie del ruolo paterno senza possederne l'identità, l'autorità, i mezzi idonei e l'addestramento specifico.
Le madri si costringono a parlare in nome del padre, ma il loro verbo si intona alle note minori della solitudine, della povertà e della subalternità sociale.
La donna, inoltre, deprivata dal coniuge vive costantemente in uno stato di vedovanza fantastica - il marito è assente ma non è morto - caratterizzato dall'impossibilità di elaborare un adeguato processo di lutto.
Il marito viene mantenuto in uno stato di animazione sospesa durante il quale egli può effettuare periodiche apparizioni che esasperano il senso di mancanza e di perdita vissuto dalla donna.
In conseguenza di ciò viene costantemente sopravvalutato il rapporto di sostegno e di dipendenza che si istituisce all'interno della diade madre - figlio, emarginando progressivamente il vertice paterno.
Il nome stesso del padre è minacciato dalla dimenticanza, non si imprime come una cifra da imitare; esso perde in attrazione e desiderabilità quanto guadagna in tristezza basale.
All'orgoglio dell'appartenenza subentra la vergogna della lontananza: la figura eroica del padre si flette nella figura patetica della vittima sacrificata ad un destino gravido di sconfitte.
Il padre che ritorna, o che si raggiunge non appare più lo stesso, non possiede più l'autorità del modello tradizionale né l'esemplarità del progetto esistenziale.
Sembrerebbe che il padre biologico qui non riesca a divenire un genitore culturale, non riuscendo a trasmettere le regole, le leggi, le consuetudini del gruppo di appartenenza.
Egli inoltre non riesce più a funzionare come anello intermedio che permette al figlio di riconoscere opportunamente l'esistenza di un principio di trasmissione culturale sovra - individuale che attraversa l'alternarsi delle generazioni.
Soffrendo questa emarginazione, il padre può giungere all'autonegazione del proprio ruolo, invalidando alla radice il messaggio da trasmettere alla discendenza.
Egli può nascondersi dietro una malattia somatica e/o psichica ( somatizzazioni, nevrosi invalidante, pensionamento anticipato ), oppure può fare ricorso a trasgressioni di natura masochista ( marginalità, alcolismo ) o ad arroccamenti culturali integralisti.
Queste varianti disadattive ne rendono inefficace la funzione, lasciano senza protezione culturale ed affettiva la generazione giovane impedendole di avvantaggiarsi di un polo forte di identificazione e di annettersi una preziosa eredità culturale.
Pertanto, a causa dell'emigrazione viene disturbata e disarticolata l'aggregazione del dipolo genitoriale, pilastro fondamentale su cui si regge la costruzione della realtà, dell'identità, del buon funzionamento psichico e della creatività intellettuale.
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