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L'inquieta alleanza tra psicopatologia e antropologia

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L'inquieta alleanza tra psicopatologia e antropologia

Da queste complesse dinamiche si deduce la convinzione che l'emigrazione di massa si impone come una straordinaria variabile strategica nel divenire storico di questa popolazione.

L'uomo del telefono - Giuseppe De Marco

Nel suo dispiegamento essa condiziona la morfogenesi dell'assetto sociale, nonché la strutturazione del mondo psichico e di quello culturale. I suoi effetti non si esauriscono nel "qui e ora" ma si riproducono indefinitamente sull'asse diacronico del lungo periodo.

Questo processo si dilata nelle forme della desertificazione demografica e della dissipazione culturale.

Alla dispersione geografica corrisponde immancabilmente la dispersione delle identità culturali e psicologiche. E' per questo motivo che i processi migratori si ripiegano in sacche di raccolta di imponenti fenomeni psicopatologici. Ed è per questa natura di doppio rischio ontologico - culturale e psicologico - che gli psichiatri si sono messi in relazione con la figura ipostaticamente definita del "migrante alienato" (Foville 1875).

Lo sganciamento dell'individuo dalle relazioni di complementarità solidale con il gruppo di appartenenza si accompagna costantemente ad una condizione di isolamento e di periferizzazione dai circuiti della società di accoglienza.

Sottoposto a questa dinamica di emarginazione l'individuo non riesce ad avvalersi dei meccanismi culturali di difesa o perché i suoi conflitti appaiono culturalmente distonici, o perché il sistema adottivo delegittima la dignità di tali meccanismi.

Egli viene inoltre progressivamente avvolto in un'insostenibile conflitto di lealtà culturale poiché se aderisce al presente rompe con la continuità della sua identità originaria, se aderisce al proprio passato rompe con l'intenzionalità del progetto di riscatto ( Bszormenyi - Nagy e Spark 1988 ).

A questo punto il trasferimento in paesi formalmente ospitanti ma sostanzialmente ostili può fare esplodere reazioni comportamentali incontenibili ed idiosincrasiche.

La reazione disadattata è causata:

a) dall'inadeguatezza delle mappe cognitive possedute dagli emigrati;
b) dalla persistenza di difficoltà comunicative nei confronti di popolazioni dotate di ben altri assunti linguistici e comportamentali;
c) dall'impoverimento affettivo dovuto alla perdita degli oggetti d'amore significativi che fa piombare l'individuo in un'atmosfera depressiva e già potenzialmente persecutoria.

Le forme sintomatiche del disadattamento si attualizzano al passaggio dall'illusione dell'emancipazione alla delusione per l'integrazione mancata.
Il disturbo mentale precipita in un rigido processo di espulsione che si avvia isolando il paziente all'interno della stessa micro - società immigrata, e prosegue con le ordinanze psichiatriche che ne disporranno il trasferimento nel suo territorio d'origine.

Qui, l'insieme delle frustrazioni e delle violenze subite viene interiorizzato dal soggetto che si avvolge nel mantello di malato cronico e inguaribile.

La società di appartenenza riconosce l'individuo malato come un corpo estraneo non più assimilabile e in quanto tale da segregare all'interno della comunità o da confinare nello spazio istituzionale.

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