In questo ambiente sociale l'emigrazione ha assunto storicamente la dimensione della diaspora che ha provocato lo smembramento della famiglia patriarcale.
I gruppi familiari appaiono inconsistenti ed efficaci poiché costantemente strutturati intorno all'assenza di uno o più membri significativi.
I tentativi di riorganizzare la struttura familiare sono contrastati dalla molteplicità dei conflitti che contrappongono gli individui, i sessi e le generazioni all'interno dello stesso gruppo familiare.
L'insieme di tali conflitti si rende visibile come contraddizione interculturale, posto che l'emigrazione si sostanzia sempre in una dinamica di scambio, di contaminazione e/o di rifiuto culturale.
L'intensità dello scambio culturale e la sua contemporanea velocizzazione, dovuta all'invasione telemediatica dello spazio autoctono, sovraccaricano i canali sensoriali e cognitivi di questa popolazione rendendo problematica l'elaborazione di nuovi dati antropologici, prima inconcepibili, incomprensibili, non condivisibili.
La variabile migratoria condiziona la successione storica delle generazione che viene alterata da uno o più salti generazionali a cui corrispondono vuoti incolmabili nel sistema cognitivo della popolazione.
La perdita dei giovani non è controbilanciata dall'assimilazione dell'apporto esogeno offerto dagli emigrati di ritorno.
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