Sono
nato a San
Giovanni in Fiore, vivo e
ho vissuto buona parte della mia
vita in questa città.
Comunque, diciotto
anni della mia vita sono trascorsi
in altri luoghi;
sono stato anche io un migrante. Per periodi
brevi, altre volte lunghi.
Ho
assistito alla disintegrazione
della cultura locale, al disastro
urbanistico ed ambientale
conseguenti al fenomeno della
emigrazione di massa della
nostra popolazione, e,
soprattutto, alla assoluta
mancanza di programmazione
razionale delle risorse
da parte delle Amministrazioni
Comunali succedutesi negli
ultimi quattro decenni.
La
descrizione di tale fenomeno può
fornire un esempio di quali gravi
problemi conseguono all'emigrazione di
massa, quali
difficoltà sono insite nei
fenomeni di immigrazione,
di accettazione culturale delle
popolazioni migranti da parte delle
popolazioni locali nel bacino del
Mediterraneo e
nel processo generale di
globalizzazione in atto.
Dall'inizio
del secolo scorso iniziò una
corrente migratoria dei Florensi
all'estero che divenne un fiume in
piena dalla metà degli anni sessanta
in poi. Le
migliaia di miliardi di lire dei
salari di oltre ottomila Florensi
venne tramutato in cemento armato
in poco più di dieci anni.
Una follia collettiva si scatenò: il Dott.
Salvatore INGLESE, Etno-Psichiatra,
responsabile allora per molti anni
della locale sede del Centro di Igiene
Mentale, scrisse un saggio dove
analizzò questo tipo di psicopatologia
sociale:
[...]
La ricchezza relativa derivante da lavoro
salariato prestato dagli
emigranti, si ostinava a
pietrificarsi in abitazioni
deserte ed abusive che hanno
provocato un grave squilibrio nella
gestione razionale del territorio.
L'emigrazione non ha determinato un
nuovo sviluppo "in loco", per cui la
rete delle strutture produttive, o
dei servizi, è rimasta atrofica o
comunque rallentata. Ma la
pietrificazione del salario rivelava
anche la necessità di contrastare,
rovesciandola nel suo contrario,
l'angoscia della scomparsa
conseguente all'esodo obbligato. In
questo territorio, più l'emigrazione
viene patita come sradicamento, o
nomadismo coatto, più si demarcano
nuove fondazioni domestiche. Più si è costretti
al movimento, più si scava nella
roccia e si eleva una scheletrica
identità stanziale. [...]*
Nella
popolazione Florense non esiste
alcuna rassegnazione all'esodo,
alla EMIGRAZIONE
DI MASSA, tantomeno
accettazione della strategia di
sopravvivenza operata; l'esilio
dalla catarsi della realtà
si rivela
come sospensione del dramma nel
vuoto di vuoti edifici.
La
scelta di investimento dei propri
sudati e sacrificali risparmi, dettata
da motivazioni emotive e non
strategicamente razionali, è un
completo fallimento individuale e
sociale; le
Amministrazioni Pubbliche e
l'Ufficio Tecnico non
frenarono in alcun modo questo
fenomeno, anzi, con gravissime
responsabilità e con disastrose
conseguenze sul territorio, lo
regolarono e indirizzarono
tipologicamente portando
all'edificazione selvaggia di edifici
tutti uguali, tutti sbagliati, tutti
inutili ed alla costruzione di una
città invivibile, chiusa, senza
possibilità di respiro, composta
da vuoti edifici in gran parte non
finiti, comunque disabitati, senza
alcun valore estetico, funzionale,
economico, sociale.
La
descrizione breve del dramma,
del fallimento storico, in termini di
sviluppo sul territorio di
appartenenza, dei sacrifici
individuali e collettivi di una intera
popolazione migrante, quella Florense,
invita
a riflettere sul bisogno,
indispensabile oggigiorno in tempi
di globalizzazione, di migrazioni
su scala mondiale di intere
popolazioni ed Etnie, di
risolvere il senso di vuoto, di
solitudine, di diversità, di non
appartenenza, che il processo
migratorio provoca in un essere
umano costretto
ad abbandonare la sua terra e
la sua cultura; angoscia
esistenziale che può portare e
porta a comportamenti devianti e
comunque non strategici e
razionali.
Fotografia:
Gaetano MASCARO, copyright
© 2003
Veduta
di San Giovanni in Fiore
moderna
|
|
Noi
di emigrati.it
siamo convinti che la ricerca e la
valorizzazione delle radici
comuni alle diverse
Culture può contribuire a
rendere meno drammatica l'esperienza
migratoria del singolo individuo, come
di un gruppo sociale o di una intera
popolazione.
Lavoriamo
alla ricerca e alla valorizzazione
dell'eredità delle radici culturali
da San
Giovanni in Fiore al
mondo, alle
radici comuni di ogni uomo,
ai valori superiori dell'ospitalità e
della fratellanza fra i popoli. emigrati.it
è nato a San Giovanni in Fiore perché
questa città ha subito in modo più
grave di altre i problemi dovuti
all'emigrazione di massa della sua
popolazione, in onore dei sacrifici
dei nostri padri e per costruire un
futuro più sicuro ai nostri figli, ai
bambini di oggi, a quelli di domani...
Pensando
ai bambini, a
quante esperienze dovranno vivere per
trasformarsi negli uomini del futuro,
per acquisire conoscenze, per
divenire, per essere, da appassionato
di Antropologia Culturale e Umanista
mi ripeto che: un essere umano
acquisisce conoscenza e cultura
attraverso un complesso processo,
detto appunto di inculturazione,
del quale fanno parte sia
l'insegnamento, sia l'imitazione, sia
l'inferenza dal comportamento degli
altri; la conoscenza e la cultura
personale procedono dall'interazione
individuale con tale processo sociale
oggi in continua trasformazione ed
evoluzione come l'individuo stesso;
che la
conoscenza individuale fa parte di
un processo conoscitivo
appartenente a tutta l'umanità,
ha esistenza e senso solo in quanto
relazione espressiva di un individuo
rispetto ad un gruppo sociale in una
successione e trasmissione storica
della Cultura.
Ogni essere
umano è quindi unico e ciascuna
Cultura è preziosa; tutte
le Culture offrono diversi ed originali
campi di indagine della realtà. La
preziosità delle diversità culturali
è, per noi di emigrati.it,
un tesoro da custodire accuratamente come
fondamento per qualsiasi sviluppo
umano.
Più
viaggio, cresco, lavoro, divento
cosmopolita, più mi
attacco tenacemente alle mie origini,
fiducioso nell'idea che lo sviluppo
dell'Uomo consista nella
diversificazione delle culture e nel loro
scambio in una convivenza pacifica e
non nel loro appiattimento imposto
con la fame e con la guerra.