Ma che cosa tutti si sforzavano di rimuovere? Più tardi, molto più tardi, appresi fortuitamente, leggendo un articolo di commemorazione storica della tragedia di Mattmark, che sette vittime provenivano da questo territorio. (Nell'agosto del 1965 un ghiacciaio delle Alpi Svizzere si rovesciò sui cantieri allestiti per la costruzione della diga di Mattmark, facendo strage di uomini.) Coinvolto emotivamente nella loro tragica sorte tutto il paese partecipò all'angoscia che non risparmiava nessuno.
Salvatore Inglese: L'inquieta alleanza fra psicopatologia e antropologia (ricordi e riflessioni di un'esperienza sul campo) tratto da I fogli di Oriss, n° 1, 1993.
Il 30 agosto del 1965 si staccò parte del ghiacciaio di Allalin investendo dei cantieri allestiti per la costruzione della diga di Mattmark: 102 furono le vittime, delle quali 55 italiani e sette di San Giovanni in Fiore.
[...] Gli anni sessanta, che vedono strettamente coniugati per viadel "miracolo economico immigrazione e emigrazione, producono un altro rimbombo di mort. In Svizzera, mentre lavoravano alla diga di Mattmark, 90 operai sono travolti dalla montagna di ghiaccio. 56 sono operai italiani, nella stragrande parte meridionali e calabresi, 7 sono di San Giovanni in Fiore in Provincia di Cosenza. Fausto GULLO, prendendo la parola alla Camera, straccia con scientifica documentazione la tesi che non v'ha altra via se non quella dell'emigrazione per soddisfare la fame di lavoro:
[...] Ho qui un lungo elenco, datomi dal sindaco di San Giovanni in Fiore, di emigrati morti sul lavoro in questi anni. Vi è da osservare (...) che i sette di Mattmark rappresentano una piccola parte e che essi possono dirsi fortunati nella sventura, perchè i superstiti hanno avuto dei soccorsi che sono andati oltre i modestissimi aiuti che di solito vengono dati in tali dolorose circostanze. Il tragico elenco è ben lungo. Oltre i sette morti della sciagura di Mattmark il 3 settembre 1965 - sono Antonio TALERICO, Giuseppe AUDIA, Bernardo LORIA, Fedele LARATTA, Francesco LARATTA di Fedele, Salvatore VELTRI e Gaetano COSENTINO - negli ultimi dieci anni sono morti sul lavoro i seguenti altri emigrati di San Giovanni in Fiore: Antonio GRECO, caduto a Boussu nel 1953; Domenico BARBERIO, caduto in Francia nel 1955; Emilio VINCENZO, caduto in Svizzera nel 1956; Antonio STAMBENE, caduto a Torino nel 1959; Eugenio CRIVARI, caduto in Francia nel 1959; Vincenzo GRECI, caduto a Baden nel 1957; Giuseppe DE SIMONE, caduto a Klip River (Sudafrica) nel 1957; Giovanni OLIVERIO, caduto nel 1958 a Baden; Santo SIRIANNI, caduto a Frejus nel 1959; Nicola MERLO, caduto nel 1959 a Corzonese; Salvatore TALARICO, caduto nel 1960 in Svizzera; Giovanni SILLETTA, caduto caduto nel 1964 a Saa Almagell; Pasquale OLIVITO, caduto nel 1964 a Basilea; Saverio PERRI, caduto nel 1964 in Svizzera; Domenico IULIANO, caduto a Torino nel 1964; Saverio AUDIA, caduto nel 1958 a Milano; Giovanni RUSSO, caduto nel 1947 in Val Venosta. Questi sono i caduti di San Giovanni in Fiore. Ma occorre pur sommare a tutti questi gli altri caduti sul lavoro originari degli altri paesi del Mezzogiorno, che presentano le stesse caratteristiche sul piano dell'emigrazione.
I morti di Mattmark sono passati in rassegna anche dalla stampa nazionale e dalla stampa calabrese. Non si legge novità d'impostazione rispetto alle cose dette in occasione di precedenti disastri e dello stesso terribile disastro di Marcinelle. La fatalità, seppure non categoria onnivora, viene rispolverata, si distinguono netti gli accenti della solidarietà con le famiglie dei morti, è forte la richiesta di andare a fondo nella ricerca delle responsabilità, è apprezzata la sollecitudine sociale del Governo verso le famiglie colpite. Ma nessun giornale della stampa liberal-democratica compie uno sforzo per riconsiderare la possibilità che i lavoratori meridionali e calabresi possano finalmente avere il diritto di lavorare nel loro paese. L'emigrazione, anche quando è spruzzata di sangue, non si tocca. E' una dolorosa necessità, ma sempre necessità.
tratto da: Pasquino Crupi - La tonnellata umana, l'emigrazione calabrese 1870-1980 - Nuove Edizioni Barbaro, Bologna 1994
Giuseppe Audia, classe 1929 - padre di tre figli
Gaetano Cosentino, classe 1909 - padre di tre figli
Fedele Laratta, classe 1927 - padre di due figli
Francesco Laratta, classe 1945 - figlio di Fedele Laratta
Bernardo Loria, classe 1926 - padre di tre figli
Antonio Talerico, classe 1934 - padre di due figli
Salvatore Veltri, classe 1945 - ammogliato
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