Cover page reference: Fondazione Nilde Iotti - Quando gli emigranti eravamo noi, di Nella Condorelli
La storia dell'emigrazione è costellata da tragedie individuali e collettive, incidenti sul lavoro, stragi di uomini, sfruttamento e persino schiavismo.
Nei momenti Storici drammatici alcuni tipi di persone approfittano delle sciagure altrui; l'esodo Italiano ed Europeo verso le Americhe fu così imponente che il finanziamento a credito del viaggio transoceanico divenne fonte di arricchimento per individui di pochi scrupoli.
Migliaia di persone vendettero casa, vigna, asino, tutto quello che avevano, taglieggiati e raggirati in patria, prima da paesani faccendieri poi dagli agenti di emigrazione. Alcuni di loro appena giungevano negli Stati Uniti d'America, accolti da altri criminali venivano diretti in carri merci o per il bestiame, trasportati fino in West Virginia finivano praticamente schiavi dei loro "padroni" a lavorare nelle miniere.
Il 6 dicembre 1907, a Monongah, USA, nelle miniere n°6 e n°8 una serie di esplosioni causano una ecatombe di vite umane, dal numero imprecisato perchè neanche un terzo dei minatori era registrato, fra le vittime decine di florensi emigrati in cerca di fortuna in America. Da un'inchiesta del 1897 a Chicago risultò che il 22 per cento degli immigrati italiani lavorava per un padrone; immaginiamo la percentuale in una miniera sperduta del West Virginia.
Oltre alla vendita o all'ipoteca delle proprietà, il principale strumento di finanziamento furono i "prepaids" inviati dai parenti a dagli amici pionieri, con un'influenza percentuale dal 50 al 60%. Milioni di Italiani furono attirati in America dalle lettere dei loro congiunti che spesso contenevano i biglietti prepagati, che fungevano da propaganda all'esodo verso l'America; lettere che in popolazioni ridotte alla fame venivano condivise insieme al gruppo, nelle case, a volte nelle piazze, a volte attendibili, a volte no: in ogni caso veicolo di propaganda all'emigrazione di massa dai nostri territori.
Fu il momento d'oro delle agenzie dell'emigrazione, che in molti casi facevano vera e propria opera di esportazione degli schiavi: promettevano ricchi compensi in denaro, un lavoro sicuro; poi arrivati in America, senza conoscenza della lingua, spaesati, senza alcuna possibilità di tornare indietro, venivano affidati a dei padroni. Lavorare per un padrone fu il destino di molti emigranti; ciò implicava il versamento di una tangente per ottenere un lavoro, l'abitazione, oltre all'obbligo di acquistare le merci in uno spaccio indicato.
Italiani già da tempo residenti negli Stati Uniti gestivano il collocamento degli immigrati quasi sempre sfruttando i propri connazionali. Giocando sull'ignoranza della lingua e del funzionamento della società statunitense, esigevano quote dei salari per il lavoro che procacciavano. Il gruppo di sfruttatori era vasto e variopinto: agenti dell'immigrazione, sub agenti, impiegati comunali, notai, padroni, strozzini.
Per cercare di diminuire i numerosissimi casi di sfruttamento venne emanata la Legge Crispi del 30 dicembre 1888 n° 5866, mantenne il carattere strettamente privatistico del contratto, limitandosi a sancire norme di polizia per controllare l'attività di agenti o subagenti; questa Legge non riuscì ad eliminare gli inconvenienti per i quali era stata varata.
Con un'altra Legge del 31 gennaio 1901 n° 23, furono abolite le agenzie per il trasporto degli emigranti e le norme che disciplinavano l'emigrazione vennero profondamente cambiate; oltre nuove modalità e condizioni per il trasporto stesso, vennero istituiti particolari organi pubblici per l'informazione necessaria sulle condizioni di vita e di lavoro nei paesi di destinazione degli Italiani migranti.
In Brasile la manodopera degli emigranti Italiani sostituì in buona parte quella prestata fin allora dalle persone usate come schiavi: in quanto bianco e cattolico l'immigrato italiano era trattato diversamente dagli schiavi di colore, ma la qualità della vita effettiva era di poco superiore, e poi le condizioni di lavoro difficili, la mentalità schiavista di molti proprietari terrieri portarono il Governo Italiano a proibire l'emigrazione in Brasile con il Decreto Prinetti del 1902.
Sono stati circa 31 milioni gli immigrati arrivati nel "nuovo mondo" fra il 1880 ed il 1915. La maggior parte dei primi emigranti florensi nell'Ottocento e soprattutto all'inizio del Novecento si imbarcarono a Napoli per la via delle Americhe.
Web Master - Content - SEO - Francesco Saverio Alessio - all rights reserved © copyright 2003/2023