I FLUSSI DI IMMIGRAZIONE IN
ITALIA ALLA LUCE DELL’ULTIMA REGOLARIZZAZIONE
Scheda a cura del “Dossier Statistico Immigrazione” Caritas/Migrantes Scheda
realizzata nell’ambito del progetto Equal (U.E. – Min. del Lavoro) La
conoscenza dei paesi di origine dei lavoratori immigrati che
hanno presentato domanda di regolarizzazione nel 2002 consente
di inquadrare la pressione migratoria determinatasi a
partire dal 1999 e, per grandi linee, anche quella
relativa al prossimo futuro. Indice Coordinamento Dossier Statistico Immigrazione Caritas/Migrantes Polarizzazione delle domande di regolarizzazione Nelle domande presentate per la regolarizzazione del 2002 si riscontra una maggiore polarizzazione per gruppi nazionali: la Romania (147.947 domande, 21,0% del totale) e l’Ucraina (106.921, 15,2% del totale) detengono, insieme, più di un terzo delle istanze presentate, mentre per quanto riguarda i soggiornanti si arriva a una quota simile soltanto sommando le cinque nazionalità più numerose: Marocco, Albania, Romania, Filippine e Cina Popolare.Come ulteriore riprova di questo processo di polarizzazione occorre rilevare che tra le domande di regolarizzazione le prime 10 nazioni arrivano al 75% del totale, mentre tra i soggiornanti si fermano al 51%. La regolarizzazione, quindi, si presenta come un’occasione straordinaria a disposizione specialmente dei paesi a forte pressione migratoria. Concentrando
l’attenzione sulle nazioni di appartenenza, è evidente
che le aree maggiormente coinvolte sono i paesi
dell’Europa Centro Orientale e dei Balcani (che,
semplificando, chiameremo Est Europa), del Subcontinente
Indiano e dell’Estremo oriente (Filippine e specialmente
Cina
Popolare). Pressione
migratoria in atto Per rilevare la pressione migratoria in atto possiamo calcolare l’incidenza delle domande di regolarizzazione sui soggiornanti già registrati dal Ministero dell’Interno. Si constata così che, rispetto alla media d’aumento di tutta la popolazione immigrata (51,8%) dovuta alla regolarizzazione, si verificano aumenti di eccezionale portata per alcuni paesi:
• di tre volte per la Bolivia; • di quattro volte per l’Ecuador; • di cinque volte per la Moldavia; • di otto volte per l’Ucraina; Per tutti gli altri gruppi nazionali il dinamismo è differenziato. Infatti si collocano
• poco al di sotto della media (40%): India e Senegal; • poco al di sopra della media (poco più del 50%): Cina, Perù, Egitto, Macedonia, Russia, Bangladesh, Pakistan e Algeria; • parecchio al di sotto della media (20%): Filippine, Tunisia, Sri Lanka, Brasile, Croazia, Ghana e Jugoslavia. La nuova graduatoria dei paesi dopo la regolarizzazione Per stilare una graduatoria provvisoria dei gruppi nazionali abbiamo sommato il numero dei soggiornanti con il numero delle domande di regolarizzazione, senza tenere conto in questo calcolo né della percentuale (8%) delle domande respinte, né dei minori a carico dei rispettivi genitori.Per
effetto della regolarizzazione si sono determinate
notevoli modifiche.
Il dinamismo dei flussi per aree continentali I flussi di lavoratori e lavoratrici connessi con la regolarizzazione consentono di evidenziare il protagonismo differenziato delle aree continentali.
In
particolare, i paesi dell’Unione Europea
e dello Spazio Economico Europeo, che già godono della
libera circolazione, non rafforzano la loro consistenza
per effetto della regolarizzazione. Così avviene anche
per gli altri paesi a sviluppo avanzato, i cui cittadini
non trovano difficoltà per ottenere i permessi di
soggiorno. Riflessione sulla programmazione dei flussi migratori È consuetudine tra gli studiosi cercare di collegare la riflessione sui risultati delle regolarizzazioni con quella sulla programmazione dei flussi e ciò torna quanto mai opportuno anche in questa occasione.
Non
si può ritenere che con la regolarizzazione del 2002 sia
stato soddisfatto una volta per tutte il fabbisogno di
manodopera aggiuntiva del mercato occupazionale
italiano, tanto è vero che l’Eurispes ha già ipotizzato
la ricostituzione di un consistente numero di irregolari
sulla cui entità, peraltro, è al momento difficile
pronunciarsi. Sono
evidenti i limiti dei vigenti meccanismi di
programmazione e di gestione del mercato occupazionale.
Non solo le quote non sono adeguate ma è anche scarso il
collegamento tra domanda e offerta di lavoro, prima
facilitato dalla possibilità di venire in Italia con la
formula della sponsorizzazione e ora imperniato
unicamente sulla chiamata nominativa, seppure integrata
dalle possibilità di formazione all’estero, che
senz’altro utili ma non risolutive. Anche per i
lavoratori soggiornanti in Italia si pone il problema di
collegare aree bisognose di manodopera con altre che
hanno un surplus di lavoratori immigrati, obiettivo
questo che è stato reso più difficoltoso dalla riduzione
da 12 a 6 mesi del periodo di disoccupazione in caso di
perdita del posto di lavoro. Sito
web: www.caritasroma.it/immigrazione
Scheda realizzata nell’ambito del progetto Equal (U.E. –
Min. del Lavoro) |
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I FLUSSI DI IMMIGRAZIONE IN ITALIA ALLA LUCE DELL’ULTIMA REGOLARIZZAZIONE