Associazione Culturale Due
Sicilie in Fiore
San
Giovanni in Fiore, 25 marzo 2006 - dibattito
culturale:
Lo Stato Unitario e le
prospettive occupazionali per il Sud
San
Giovanni in Fiore, 1 aprile 2006 - Si è tenuto nella
sala convegni dell'Hotel Dino's un interessantissimo
dibattito culturale: Lo Stato Unitario e le
prospettive occupazionali per il Sud.
Fra
i relatori Nicola
Zitara, Mario
Perfetti e Antonio
Pagano; ha moderato il dibattito Saverio
Basile.
Le
prospettive occupazionali per il Sud: il ricorso
del Popolo
Nicola
ZITARA
Circola
con parecchia insistenza la voce che un importante
centro di studi strategici e militari degli Stati
Uniti dà per certa la disgregazione dello
Stato italiano entro il 2012. A quel
punto ci sarebbero tre diversi Stati: Roma e le
terre di san pietro verrebbero restituite alla Santa
Sede, la Toscopadania sarebbe l'erede dell'Italia
una e indivisibile, e il Sud tornerebbe alla data
della sua fine, cioè al 1860. Il
fatto è che nel 1860 il Sud era il più
importante Stato della penisola italiana
e il meglio proiettato verso un avvenire moderno,
mentre oggi è un catorcio lasciato in mano a gente
che, quando non è sciocca e vanesia quanto un
capotribù, è sicuramente cinica e ingorda.
Chi
riceverà in eredità il nostro povero paese?
Il
Nord si protegge le natiche con la separazione. Le lobbies
milanesi hanno incassato ormai tutto quel che si
poteva incassare dalle privatizzazioni a prezzi di
liquidazione (basta scorrere le quotazioni in Borsa,
le quali sono salite vertiginosamente mentre il
Paese reale continua ad andare vertiginosamente
indietro). Il padronato padano paventa persino
l'idea di dover piangere i suoi euro sulle rovine
del Mezzogiorno.
Quanto al Sud, è da supporre che a Roma sia pronta a
mettere il frac dell'uomo di Stato gente di alto
rango, di estrazione meridionale (grandi medici,
grandi avvocati, grandi costruttori, magistarti di
cassazione, direttori ministeriali, gran massoni,
grandi operatori per conto di Dio, etc.). Non
riavremo il fascismo, ma qualcosa di peggio.
E'
ridicolo dibattere se la separazione sia un bene o
un male.
E' una scadenza, di cui stiamo versando gli
anticipi. L'unica cosa seria da fare è lavorare per
uscire dalla trappola. Ricostruire il nostro grande
paese. Noi crediamo che, per farlo, ci sia un
percrso diverso anzi opposto a quello che si sta
elaborando a Roma, auspice Tremonti. Le coscienze
politiche dei meridionali vanno ricostruite giorno
per giorno, nei pochi anni utili che restano prima
della catastrofe, e costruite come fatto patriottico
e popolare, in opposizione a un partito clientelare
che non si vede, ma già esiste, già opera e già si
accorda con i poteri forti che guidano la cosidetta
Padania e che tutelano l'egemonia dei circoli
roman-meridionali. Ci organizzeremo e presenteremo
una legge di iniziativa popolare, che preveda il
risarcimento a favore delle regioni di emigrazione
per le spese sostenute dalle famiglie e dalla
collettività per allevare quei giovani che, una
volta in età lavorativa, sono stati sospinti dal
bisogno lontano dalla loro terra e hanno applicato
la loro capacità di produttori a favore di un paese
forestiero. Sarà il primo passo per raggiungere
l'aggregazione politica dei meridionali.
La
tematica del risarcimento è stata affrontata da Paolo
Cinanni nel 1968, in un libro (Emigrazione
e imperialismo, Editori Riuniti Roma
1968) che ognuno dovrebbe aver letto o
leggere. Ne riassumo la tesi. L'uomo è un essere che
impiega dai sedici ai diciotto anni per raggiungere
l'età lavorativa. Parecchio di più, se prima di
intraprendere un nuovo lavoro, deve percorrere una
fase di studi universitari. Dal momento della
nascita e fino al primo guadagno, il giovane viene
mantenuto dalla famiglia, dallo Stato nazionale,
dalla collettività di appartenenza (Comune,
Provincia, regione), attraverso i servizi pubblici.
La collettività di immigrazione risparmia
questi costi e riceve gratis una persona
che è dotata della piena capacità di produrre
ricchezza nei vari settori. A dirla in termini
semplici, l'immigrazione
è un regalo che i paesi poveri fanno ai paesi
ricchi.
L'osservazione
secondo cui sarà il giovane lavoratore, una volta
occupato e pagato, a rifarsi dei costi sostenuti
dalla sua famiglia e dalla collettività di origine,
costituisce un luogo comune completamente falso. La
formazione di un giovane è un costo secco e
originario. La cosa è tanto vera che oggi la
natalità meridionale - tradizionalmente molto
elevata - è scesa sotto lo zero, in quanto il costo
di allevamento dei figli supera le possibilità dei
genitori potenziali e dell'aggregato economico Sud.
In effetti, l'emigrazione senza ritorni economici
equivale a una castrazione economica. Le famiglie,
dopo aver anticipato le risorse occorrenti per dare
muscoli e formazione tecnologica al giovane, non
recuperano, in termini di produzione generale (Pil
locale), nè in termini fiscali, i costi anticipati.
La
proposta di legge di iniziativa popolare porterà
avanti il diritto alla restituzione dei costi
storici dell'emigrazione e la
creazione di un grande banco meridionale, che dovrà
ispirarsi alla secolare tradizione del Banco delle
Due Sicilie.
Sintesi dell'intervento
di Nicola Zitara
LINKS
|