Nell’estate
del 2003 il Consolato Generale di Los
Angeles, consapevole dell’importanza della
ricerca documentale sul contributo
italiano allo sviluppo degli Stati Uniti,
ha avviato un progetto di cooperazione con
il Professor Alessandro Trojani
dell’Università di Firenze, per studiare
dal punto di vista storico e antropologico
l’avventura dell’immigrazione italiana
nell’Ovest.
Il
Professor Trojani negli anni scorsi
aveva già rinvenuto interessanti
documenti che gettano nuova luce sul
ruolo degli esuli politici piemontesi,
lombardi e toscani che, dopo l’infelice
esito della prima guerra di indipendenza
del 1848, parteciparono alla “corsa
all’oro” sulla Sierra Nevada, fondando
quelle che ora sono delle “ghost town”
con nomi di eroi del Risorgimento. È
stato poi scoperto il ruolo anche
politico di questi esuli (i due cannoni
della spedizione dei Mille furono
acquistati dagli italiani di
California). Nuovi, interessanti
elementi sono emersi anche su aspetti
meno noti della storia italiana a San
Francisco, San Pedro, a Tucson in
Arizona, a Los Angeles e nell’Inland
Empire. I risultati della ricerca sono
disponibili sul sito www.igrb.net.
Di
recente il Professor Trojani ha
allargato le sue ricerche al Nuovo
Messico. E durante l’esplorazione di una
zona molto remota nel nord dello Stato,
al confine con il Colorado, egli si è
imbattuto nella “ghost town” di Dawson,
di cui nulla rimane se non il cimitero
(l’insediamento urbano, sorto alla fine
dell’800 nei pressi di una ricca miniera
di carbone, fu completamento smantellato
quando la miniera si esaurì, nel 1950).
Nel visitare il cimitero si è reso conto
che moltissime croci e lapidi riportano
nomi di connazionali.
È
emerso che nell’ottobre del 1913 si
verificò un’esplosione che fece oltre
250 morti, di cui 146 immigrati
italiani. Una seconda esplosione si
verificò nel 1923, e i morti italiani
furono una ventina.
“È
indubbiamente una scoperta importante”
ha sottolineato il Professor Trojani, “perchè
la vicenda è pochissimo nota negli
Stati Uniti (solo un piccolo sito web
dedicato alle “ghost town” ne accenna,
senza peraltro menzionare gli
italiani) e del tutto sconosciuta in
Italia”.
Eppure
si tratta dell’incidente piu’ grave per
perdite di vite umane tra i nostri
emigrati, secondo solo a Monongah
in West Virginia, e
superiore alla stessa Marcinelle.
Una
possibile spiegazione dell’oblio della
tragedia di 93 anni fa è il fatto che
Dawson è in un’area molto remota;
inoltre è probabile che le famiglie
italiane, dopo aver perso praticamente
tutti gli uomini adulti (sono stati
contati 11 morti di una sola famiglia
periti nell’esplosione del 1913), si
sono disperse nel resto del paese.
Per
illustrare questo episodio finora
sconosciuto della storia degli italiani
all’estero, è stato aperto un sito web
apposito sull’argomento (www.dawson.vps.it).
Inoltre,
il 3 settembre prossimo (Labor Day), il
console generale d’Italia a Los Angeles,
Diego Brasioli, si recherà a Dawson,
New Mexico, per deporre
una placca commemorativa in onore dei
connazionali morti nel disastro
minerario. Sarà la prima volta in
assoluto che un rappresentante ufficiale
italiano renderà omaggio alle vittime.
“Spero”
ha affermato il console Brasioli, “che
gli organi di informazione italiani e
statunitensi diano a questa scoperta il
rilievo che merita, per onorare la
memoria di questi italiani che
coraggiosamente si avventurarno fin
nelle aree più remote del Paese per
contribuire a svilupparlo con il loro
lavoro e sacrificio, purtroppo finora
rimasto sottovalutato o addirittura,
come nel caso di Dawson, sconosciuto”.
Lapide di un
ragazzo florense morto nelle miniere
di Monongah
Fotografia:
Pietro
Mazza © copyright 2002