"il
CROTONESE" ( 9/11 marzo 2004 )
Note sul Reddito Minimo di
Inserimento Sociale
Sabato
mattina, hanno manifestato, per le strade della
città, molti fra gli ex beneficiari del reddito
minimo.
Cori
da stadio: «Regione, Regione, vaff...»
e attacchi, cantati, al sindaco.
Una
protesta non organizzata e violenta, per
l’esaltazione di qualcuno.
La
Regione siamo noi, che votiamo i nostri
rappresentanti e viviamo in Calabria,
liberi di scegliere e agire.
L’amministrazione
comunale, di qualsiasi bandiera, colore o
ideologia, non può distribuire posti di
lavoro su domanda o minaccia verbale.
Può
farlo attraverso concorsi pubblici o incarichi
esterni, ma richiedendo competenze e
titoli specifici.
E non può sistemare amici,
parenti e consociati.
Fra
gli ex del reddito minimo, ci
sono casi di bisogno: persone che non
hanno affatto un mensile e debbono campare la
famiglia, situazioni difficili, di estrema
urgenza. Questi meritano il sostegno di
tutta la città, degli studenti, dei
commercianti, delle forze politiche, degli
artigiani, dei sacerdoti, dei professionisti, delle
associazioni, della stampa.
Però,
ciascuna delle parti sociali deve
abbandonare ogni goffa retorica e contribuire a
lanciare il seguente messaggio: il
reddito minimo era sperimentale, lo Stato
è in crisi; bisogna, dunque, che il
lavoro arrivi dall’iniziativa e dalla volontà
dei privati, ai
quali il governo deve assicurare possibilità
di cominciare e sopravvivere.
Quando
si dice che Berlusconi ha cancellato il reddito
minimo, si diffonde una grande
menzogna.
Al
suo posto poteva esserci chiunque altro, il
sostegno sperimentale sarebbe terminato comunque,
in quanto a tempo determinato.
La
Melandri e altri parlamentari di
centrosinistra, fra cui l’onorevole
Oliverio, hanno presentato un disegno
di legge per un sostegno minimo esteso.
Desta
perplessità, per la disponibilità finanziaria.
Paesaggio
Florense
Gerardo
CIVENTI
copyright © 2003
La
ricerca, in Italia, si trova in condizioni
limite: mancano fondi pubblici. Il
mondo accademico soffre perché, nella
competizione della conoscenza, occorrerebbero
maggiori sostanze.
La
sanità, che sarà completamente in mano
alle singole regioni, al Sud è in estremo deficit.
Non possiamo pensare che
lo Stato sia una riserva senza fondo.
E,
ormai, nella vita della società, sono intervenuti
altri attori: Unione
europea e regioni. Sono cambiate
le competenze degli enti pubblici. Dobbiamo
accettare che un disoccupato del Nord è uguale a
un disoccupato del Sud.
L’assistenzialismo
ha rovinato il Mezzogiorno. Ciò è storia
recente.
Mentre, al Nord, il circuito produttivo si avvale
di vantaggi strutturali e partecipazione attiva
degli stessi impiegati, non comprendiamo, qui, la
necessità, tanto discussa, di valorizzare il
territorio con appositi progetti e spirito
d’impresa.
L’abitudine
di ricevere del danaro, quasi a titolo
d’elemosina, va perduta.
Il ruolo fondamentale, per il vero
rilancio dell’economia, è
quello della conoscenza.
Marcobolo
La fuga dei
laureati italiani all'estero è un fenomeno di cui
spesso si discute senza l'appoggio di dati
significativi. Analizzando
i flussi di laureati italiani che vanno
all'estero
il fenomeno
appare drammatico e in crescita. Mentre all'inizio
degli anni 90 meno dello 1% dei nuovi laureati
emigrava all'estero, alla fine degli anni 90
circa il 4% dei nuovi laureati lascia
l'italia. [...]la percentuale
di laureati che lascia il paese e’ quindi
quadruplicata tra il 1990 e il 1999
FONTE: "How Large is the Brain
Drain from Italy?" (Becker, Ichino and Peri
2002)