In
Italia il fenomeno migratorio si trovava analizzato
in vari saggi e altre opere soprattutto di taglio
sociologico . In "Emigrazione e
imperialismo" Cinanni spazia invece molto
sulle cause e gli effetti economici
dell'emigrazione, seguendo,
nell'impostazione, la scuola di pensiero
dell'economia classica e del marxismo.
Più
specificamente occorre osservare che sul fenomeno
migratorio la teoria economica si divarica in due
indirizzi principali.
-
Il
primo, di impostazione classica, parte dal
postulato secondo cui il lavoro è l'origine, la
fonte, di ogni ricchezza, e pertanto, astraendo da
ogni altra considerazione, da per implicita la
negatività del fenomeno migratorio.
-
Una
scuola di pensiero più recente, tradizionale, vede
invece l'emigrazione come un necessario rimedio
contro il male di una popolazione in eccesso
rispetto ad una scarsità di risorse ed in
definitiva come un effetto del sottosviluppo e
cioè della povertà delle zone di partenza.
Con
il libro citato, Cinanni rigetta e confuta questa
ultima teoria,sostenendo e argomentando al contrario
che invece l'emigrazione è fattore di sottosviluppo.
Questa tesi, invero è implicita in scuole di pensiero
anche diverse dal marxismo. Infatti, prima di Cinanni,
sin dal secolo scorso, altri economisti avevano
verificato come i
maggiori tassi di sviluppo si erano registrati in
quei Paesi
che sistematicamente accoglievano e incoraggiavano
l'immigrazione.
Belgio - Il
paesaggio di dune artificiali prodotto dalle miniere
di carbon fossile
Marcinelle, 8
agosto 1956
Un attento esame degli aggregati economici
porta Cinanni poi a constatare come quella tesi ha una validità oggettiva e quindi
non circoscritta a un preciso momento storico.
Nell'opera
citata Cinanni articola l'esame del fenomeno
migratorio cogliendone tutte le implicazioni nelle
zone di partenza e in quelle di arrivo. Da una tale
analisi emergono tutte le mistificazioni ed errori
insiti in quelle teorie che si limitano a trarre
conclusioni trattando il fenomeno migratorio
isolatamente da un contesto di una ampia analisi
economica. Servendosi di un diverso approccio, Cinanni
riesce a dimostare come l'emigrazione,
oltre a portare un danno incalcolabile per
l'economia dei paesi di partenza, in
definitiva ha per effetto una intensificazione dello
sfruttamento, sia dei lavoratori emigrati, sia di
larghi strati della classe operaia dei Paesi di
immigrazione.
Una
delle cause di impoverimento dei Paesi di partenza
risiede per Cinanni nel trasferimento
unilaterale di ricchezza dai Paesi di emigrazione
che non ricevono nessun risarcimento
o compenso per le spese di allevamento e
formazione sostenute per ogni lavoratore emigrato.
Tale
tesi ha una implicazione intuibile. Il Paese di
partenza dell'emigrato dovrebbe avere diritto ad un
risarcimento poichè l'emigrazione
di un lavoratore da un Paese all'altro, si
risolve in un unilaterale trasferimento di ricchezza,
vale a dire di una risorsa particolare che è la forza
lavoro, di cui si fanno portatori i singoli soggetti
da una certa età in poi e con una certa istruzione. Le
spese per l'allevamento e la formazione sono sostenute
dallo Stato, o meglio dalla formazione economica dello
Stato, in cui è cresciuto il soggetto in questione. Da
qui ne deriva la
rapina di ricchezza dai Paesi di immigrazione ai
Paesi di emigrazione.
Non
solo. Nei Paesi
di immigrazione i nostri emigrati al
pari dei cittadini indigeni contribuiscono alle spese
destinate ai servizi sociali e alle infrastrutture che
non possono utilizzare pienamente e per la presenza di
discriminazioni (più accentuate nei confronti dei
lavoratori provenienti dai Paesi extra-comunitari ed
extra-europei) e per la provvisiorietà della
permanenza, legata, per molti emigrati, al rientro più
o meno prossimo nel Paese di origine. [...]
tratto
da "Paolo CINANNI - Una vita esemplare"
- di Salvatore Oliverio
Catalogo
dell'Iniziativa culturale "Paolo CINANNI - Il
politico, l'uomo di cultura"
San
Giovanni in Fiore, 2 settembre 2003
ASSOCIAZIONE
CULTURALE "RUNCA"
Monumento
alle vittime di Mattmark
Mattmark, 30 agosto
1965
(1)
Cinanni
"Emigrazione e imperialismo" -
Editori Riuniti, Roma, 1968, 1971, 1975. Sullo stesso
tema Cinanni ha pubblicato "Emigrazione e
unità operaia" - Feltrinelli, Milano, 1972
1976
di
Domenico
Barberio
[...]
Emigrazione
e imperialismo, Editori Riuniti, Roma
1968, ed Emigrazione e unita' operaia, Feltrinelli,
Milano 1974 (con prefazione di Carlo Levi) sono parte
delle riflessioni che Cinanni ha offerto.
Cominciano pero' le delusioni: nel '65 Giancarlo
Pajetta direttore di "Rinascita" lo chiama a Roma per
lavorare al giornale incaricandolo di un compito certo
non tra i piu' gratificanti (la promozione e la
diffusione della rivista); ricorda Cinanni in
proposito: "ritenevo, forse un po' ingenuamente, che
il partito avesse interesse ad introdurre nel
collettivo di intellettuali di 'Rinascita' un compagno
di origine proletaria e meridionale, che aveva
accumulato una certa esperienza in grandi lotte di
massa..."; dal '68 non fara' piu' parte del comitato
centrale e non ricoprira' piu' incarichi negli
organismi direttivi del Pci.[...]
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