SAN
GIOVANNI IN FIORE - Il
28 febbraio, è morto un operaio del Fondo sollievo.
Giovane, con famiglia numerosa, non é giusto. In
questi casi, si raccoglie qualche riflessione,
parola di cordoglio, si pensa alle contraddizioni
della vita, alle sue facce, due.
Da
poco, una sessantina di ex del reddito
minimo presidiano l'ingresso del municipio,
notte e giorno.
Dal
primo marzo in avanti il blocco dell'attività
amministrativa per via della dimostrazione.
Il
sindaco
Succurro tiene duro e libera il
campo da equivoci. Tenta di creare degli
equilibri, parla coi disoccupati e con la stampa.
Invita alla calma e spiega, con franchezza, che il
Comune non può accettare liste né dare posti di
lavoro.
I
manifestanti aspettano notizie, mentre
l'onorevole
Mario Oliverio, candidato
alla presidenza della Provincia
cosentina, boicotta il
governo, da Sila tv, accusa Berlusconi, incita
a moltiplicare la protesta.
Da luglio dell'anno scorso, i mille e più destinatari
del sussidio non lo prendono:
la sperimentazione è terminata "L'errore
di alcuni amministratori locali è stato d'averla
fatta passare come diritto acquisito"-
ci dice la senatrice
Grazia Sestini, sottosegretario.
A
San Giovanni in Fiore,
diciottomila abitanti, ha dato pessimi
risultati, secondo un rapporto del Ministero dei
Welfare.
Molti,
in città, contestano il numero elevato dei
beneficiari; diversi, secondo voci
diffuse in buone condizioni economiche.
L'amministrazione dice che i criteri per
l'assegnazione sono stati pienamente rispettati.
In
città si racconta di matrimoni saltati per finta,
ritorni dall'estero, lavoro nero, legati alla
vicenda del reddito minimo.
E
si scaldano gli ambienti tirando in mezzo
speculazioni di politici
del Comune, che avrebbero dato garanzie,
rispetto all'aiuto in questione in cambio di
voti e favori nelle proprie campagne.
Si
parla, addirittura, di interessi delle
banche e corruzione dei funzionari pubblici,
che avrebbero chiuso un occhio per la metà della
somma corrisposta mensilmente.
Alcuni
osservano che le piccole imprese hanno calato i
bandoni, pur di tirare con, l'assegno di Stato.
Di
fatto, San
Giovanni in Fiore dopo gli anni di prova,
ha perduto in termini di capacità commerciale
economica, culturale; in
termini potenziali.
II malessere - e il
malcontento - ha prodotto reazioni vandaliche
e organizzazione criminale, disperazione
e ripiego nell'alcol e nell'eroina.
Chi
ha veramente sbagliato?
Oggi, con la moneta unica, la crisi è
spaventosa, anche al Sud. Se ad Arezzo
stanno per chiudere molte aziende dell'oro, a San
Giovanni in Fiore, tante famiglie,
coniugi e figli campano con seicento euro al mese.
Senza contributi spesso, né assicurazione.
Ma
il sistema è tale che dei
lavoratori giocano con la disoccupazione per
racimolare il possibile, licenziandosi
facendosi riassumere.
II
sistema è tale che altri firmano buste paga
gonfiate e s'accontentano di poco, pur d'avere
uno stipendio.
L'Ufficio
del lavoro è pieno di pratiche e carte,
senza un registro per le categorie protette. Non è in rete dunque brancola.
In
Municipio sono un centinaio i dipendenti,
con cinque dirigenti, per il recente pensionamento
del capo di ragioneria. I vari settori
sono strutturati senza connessioni funzionali
del personale.
Ovviamente,
tutto va, secondo un vecchio schema della P.A., in
cui non si paga per gli errori o le
inadempienze.
L'ipotesi del difensore civico
è stata scartata subito e senza discussioni.
Riguardo
al reddito minimo, l’Amministrazione ha
chiamato in causa la Guardia
di Finanza, precisando che le
verifiche di merito spettano agli organi
competenti.
L’opposizione in consiglio
comunale sostiene
che se il reddito minimo fosse stato concesso
solo ai bisognosi, questi non sarebbero in
difficoltà, adesso.
Ci
sono, poi, i lavoratori
socialmente utili e di pubblica utilità,
poco meno di cento.
Esistono
quelli del Fondo
sollievo, settecentocinquanta,
nel complesso.
La
città conta circa cinquecento esercizi di
vendita, a cui corrispondono, più o
meno, ottocento occupati.
Molte volte, si tratta di personale sottopagato,
utilizzato, peraltro, per compiti extra.
Levando
bambini, studenti ed anziani, il quadro
su attività e produzione è chiarissimo.
Ci
sono muratori con assicurazioni parziali, commesse
che percepiscono una specie di regalino, più che
un salario, trecento euro al mese. Tutto
nero, sempre nero.
Dei
supermercati si dice uguale: i datori di
lavoro se la caverebbero trattenendo il 50% del
mensile dato al dipendente.
Gli
alberghi nasconderebbero gli incassi.
Vari politici
del luogo hanno tratto vantaggi dal
reddito minimo, prendendosi i
meriti dell'operazione e sputando addosso
ai manifestanti, per tenersi buona
l'opinione pubblica, ritenuti rozzi,
violenti e pericolosi.