San
Giovanni in Fiore, 12 gennaio 2004
Molte
cose sono state dette, sul Parco
Nazionale della Sila.
Ma le contraddizioni politiche non sono state
rilevate né le insidie rappresentate da profonde,
e significative, divergenze gestionali fra
sinistre e destre. Franco Covello,
amministratore delegato delle Ferrovie
della Calabria, dichiarò
che il Parco è il volano per lo sviluppo di
un'area tradizionalmente depressa. Riccardo
Succurro,
sindaco di San Giovanni in Fiore,
riferisce, spesso, del territorio comunale
(diciassettemila ettari) consegnato all'impresa.
Alfonso Pecoraro Scanio, nella
visita a San Giovanni in Fiore del febbraio
scorso, disse, con un certo imbarazzo,
che debbono evitarsi gli interventi di forte
impatto ambientale, con ciò opponendosi
all'Ulivo di Mario
Oliverio che, Ds in
testa, ha sostenuto, deciso, il
progetto della sciovia a Montenero.
Francesco Martire,
consigliere in municipio di An, spiegò i
particolari dell'idea di un impianto colossale di
risalita, con capolinea a San Giovanni. Antonio
Tiano, dei Verdi, candidato al
Consiglio provinciale di Cosenza, denunciò, in
quello comunale, alcune attività economiche
all'interno del Parco, condotte selvaggiamente e
senza ostacoli.
Di là dai pareri sull'opportunità
di una struttura per lo sci alpino, fermamente
respinta da Legambiente, la
discussione politica sui progetti e gli assetti
del Parco è definitivamente morta, per causa d'una
campagna elettorale incominciata anzitempo, in
maniera sotterranea e con strategie di lancio
affatto evidenti. Nel capoluogo silano,
sulle questioni importanti, l'atteggiamento, non
sempre corale, del centrosinistra è di coprire
di fango l'avversario, di modo che,
nella storica assenza di tensione e dialettica fra
le parti in gioco a livello locale, l'opinione
pubblica si convinca delle mancanze, e delle
colpe, aspramente imputate ai rivali fuori delle
mura. Così, a San Giovanni, il nemico da
combattere è, per la maggioranza di governo, la Regione
Calabria di oggi, quella di Chiaravalloti,
rea di tagli alle spese, mancati finanziamenti,
ritardi nei pagamenti; e sorda, rispetto alle
esigenze, sempre straordinarie, d'una
comunità, scientificamente dimostrato, bisognosa
d'assistenza, bigliettoni e riposo.
Abusivismo
edilizio inquinamento
del suolo, che Parco
immagina il centrosinistra di San Giovanni,
specie quando i segnali di dominarne l'ente sono
del tutto assenti e, anzi, autorizzano a pensare
ad altra subordinazione, come per la Comunità
montana silana?
San Giovanni in Fiore,
scritto con abbondante anticipo, non avrà la
sede. Un epilogo già stabilito, per continuare la
politica delle briciole, dell'elemosina e dei
favori, cui siamo abituati da troppo tempo.
Se,
riguardo al Parco, Eva
Catizone, sindaco di
Cosenza, interessa per la sua
concezione di sviluppo turistico attraverso una
rete amministrativa, l'establishment a cui
appartiene, al potere nel cosentino, non
ha mosso un dito per abbattere il dilagante
abusivismo entro i confini dell'area tutelata.
In
agro florense, le costruzioni arbitrarie sono
parecchie e i controlli degli organi di competenza
non si conoscono. In particolare, a colpo
d'occhio, non si
capisce se, e come mai, siano state rilasciate
alcune concessioni edilizie.
A
segnalare queste condizioni è un uomo di sinistra,
Salvatore De
Simone, il quale ci rivela
pure: S'adoperano sistemi di coltivazione
che inquinano il sottosuolo e provocano gravi
danni alle falde acquifere. Il
capoluogo silano esempio di cementificazione Camigliatello
Silano sta diventando un esempio di
cementificazione da manuale. San
Giovanni in Fiore lo è da decenni. .
Arte
Mediterranea
ARTE
FLORENSE
L'aratro
Gerardo
CIVENTI
E,
mentre Dionisio Gallo, assessore
regionale alla Forestazione, invia del materiale
illustrativo a Wim
Wenders, sui boschi
della Calabria, rispondendo
ai preziosi elogi del regista sulla montagna
silana, a San Giovanni, capitale
culturale del Parco, s'innalza l'ultimo
mostro contro il cielo, regolare per l'Ufficio
tecnico: un casermone, in via Roma, al
posto di un palazzo d'epoca.
Wim Wenders, cantore del
Cielo sopra Berlino, di quello silano ha scritto:
Anzitutto il cielo. Il suo blu
iptnotizza lo sguardo. Solo a
guardarlo, si resta disarmati e abbagliati per
l'intensità e la profondità. C'è, nel colore, la
poesia dello spirito del Creatore.
Eppoi,
per i vicoli che arrivano in Abbazia,
si discute di Psu e Piano colore, dopo aver lasciato
assoluta libertà di sostituire il legno con l'alluminio,
la pietra col
cemento, l'antico
col nuovo, orrifico, i comignoli con le parabole
per la tv; dopo che tanti paesani
hanno verniciato, arbitrariamente, le case del
vecchio borgo, senza indicazioni né prescrizioni;
compiendo, a volte, scempi mostruosi e impuniti,
come la casa bianca appoggiata all'arco normanno.
Il
filosofo Gianni Vattimo, che
s'annovera in una sinistra intelligente e super
partes, in una salutare chiacchierata, pubblicata
sul nostro giornale, suggerì, con stupore, un
rilancio imperniato sul mare-monti, sulla portata
culturale di Pitagora
e Gioacchino da
Fiore, sulla capacità
delle risorse,
dell'alto crotonese, di attirare turismo e
investimenti.
Ma
ciò non è servito manco da stimolo, per un dibattito
sul ruolo della città
di Gioacchino nella costruzione
politica del Parco. Perchè tutto quanto non
frutta all'egemonia diessina nella roccaforte
elettorale cosentina non può, né deve, essere
considerato. La verità è che i Ds non
hanno alcuna intenzione di rinunciare alle leve di
comando, per cui, di fronte alle possibilità
aperte, che potrebbero levarli dai giochi, s'organizzano
come formiche, per
chiudere percorsi di sviluppo obiettivo,
anche quando si tratta di occasioni uniche, come il
Parco
nazionale della Sila. Oltre 1.500
progetti per la rinaturalizzazione.
A
riguardo, abbiamo ascoltato Dionisio
Gallo, uomo della Regione e del
centrodestra, per avere un'altra versione, stanchi
delle insipide lamentele della maggioranza locale e
delle invettive, a senso unico, rivolte all'altro
polo, peraltro sostenute e amplificate da corifei
perlopiù di estrazione politica avversa. Gallo ha sùbito
centrato l'argomento, mostrandosi alquanto maturo.
"Il nostro territorio è
recuperabile, nonostante gli abusi, a
condizione che i singoli, ma anche le forze
politiche, agiscano univocamente per creare le
condizioni di uno sviluppo ecosostenibile.
Occorre, in primo luogo, il rispetto delle
risorse naturali. Bisogna
comprendere il nostro territorio, che ha potenzialità
turistiche per 365 giorni all'anno. Dunque, gli
interventi devono andare nella direzione di un uso
ragionato. Quei progetti che, al contrario, non
hanno alcuna attinenza con l'ambiente non saranno
duraturi nè produttivi. La sciovia, per
esempio, non ha senso, considerato che a San
Giovanni non nevica abbastanza.
Entrando
nello specifico del Parco
della Sila, Gallo ha affrontato
la questione storica e delle prospettive di
sviluppo.
La
stessa perimetrazione del Parco ha trovato molte
resistenze in ambientalisti, cacciatori,
agricoltori, in particolare, e alcune
amministrazioni comunali, fra le quali quella di
San Giovanni in Fiore.
Le amministrazioni
di centrosinistra non
sono riuscite a recepire sino in fondo le
vocazioni del territorio.
In molti casi, non c'erano strumenti di
pianificazione. Le scelte sull'impiego dei fondi
disponibili, poi, sono
state, a volte, assolutamente infelici.
La Calabria è stata capofila nei piani dell'Ape
(Appennino parco di Europa), ma i
finanziamenti ottenuti da alcuni comuni sono stati
destinati ad opere nè di tutela nè di
valorizzazione. Come esecutivo regionale,
a giugno del 2004, quando ci sarà la
redistribuzione delle risorse, implementeremo le
misure di sviluppo dall'ambiente. Ci sono,
ora, 1.700 progetti definitivi di
rinaturalizzazione dei territori. E
questo può essere un motivo di grande soddisfazione.
Se ragioniamo sulle misure del Por, giusto a titolo
d'esempio, la 1.10 non è stata sfruttata a regime. Piangersi
addosso, non produce alcunchè; né
occuparsi della cosa pubblica in modo
approssimativo e distratto, ricorrendo, a
copertura, alla demonizzazione dell'altra
componente politica. Osserviamo lo
sfasciume pendolo di cui diceva Giustino
Fortunato. Ma occorre esaminare,
con trasparenza, le cause e le responsabilità. Il
futuro dipende da come si saprà mettere da parte l'acredine
strumentale e verbosa, a vantaggio di un
progetto concreto e destinato a durare nel tempo,
per una Calabria di parchi,
riserve, bellezze naturali e fervore culturale.
Assunzioni,
la vicenda dei falsi modelli Afor. Un'ultima
precisazione Gallo l'ha fatta su due elementi
collegati al decollo del patrimonio naturalistico: lavoratori
forestali e Fondo sollievo della disoccupazione.
In Calabria ci sono 11.200
forestali, oggi tutti a tempo
indeterminato, per un accordo di stabilità fra la
Giunta regionale e il Governo. Li stiamo
professionalizzando. Sono impiegati nella lotta agli
incendi boschivi, con ottimi risultati. Nel 2002,
anche grazie a loro, la riduzione della superficie
in fumo è stata del 60%. Nel 2003, a fronte di un
aumento considerevole del numero complessivo degli
incendi, c'è stato un ulteriore vantaggio del 50%.
Del Fondo sollievo, va detto che
solo cinque comuni, in Calabria, ne beneficiano. San
Giovanni in Fiore è fra questi. La Regione
ha un capitolo fisso, per pagare gli operai del
Fondo: le sostanze vengono trasferite direttamente
ai comuni. Se a San
Giovanni in Fiore mancano questi soldi, si vede
che sono destinati altrove. Si
sente, in giro, che il Comune ci paga dei tecnici."
Dionisio
Gallo ha denunciato alla procura di
Catanzaro e Crotone le vicende dei falsi modelli per
l'assunzione all'Afor. L'atto è
contro ignoti, ma Giuseppe Gallo,
segretario della Confail, ha
dichiarato, pubblicamente, che la manovra illegale è
stata condotta dalla Camera del lavoro
della Cgil di San
Giovanni in Fiore.
di Emiliano
MORRONE
EMILIANO
MORRONE - www.ilcrotonese.it
La fuga dei
laureati italiani all'estero
è un fenomeno di
cui spesso si discute senza
l'appoggio di dati significativi.
Analizzando
i flussi di laureati italiani che
vanno all'estero
il
fenomeno appare drammatico e
in crescita. Mentre
all'inizio degli anni 90 meno dello 1%
dei nuovi laureati emigrava all'estero,
alla fine degli anni 90 circa il 4% dei
nuovi laureati lascia l'italia.
[...]la percentuale di laureati che
lascia il paese e’ quindi quadruplicata
tra il 1990 e il 1999
FONTE: "How Large is the
Brain Drain from Italy?" (Becker, Ichino
and Peri 2002)
RADICI
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