"In Sila ho trovato la
possibilità, di pormi delle domande su Dio".
A
parlare è il regista
tedesco Wim Wenders che nel mese
di febbraio del 2002 venne tra le montagne dell'Altopiano
silano a girare delle immagini
per un lungo lavoro sull'"angelo presente e i
paesaggi della contemplazione". A
distanza di tempo siamo riusciti a
intervistarlo, sia pure via internet, per
chiedergli le sensazioni provate durante quel
soggiorno tra i monti della Calabria.
Che
cosa l'ha suggestionata della montagna
silana?
Anzitutto il cielo. Il suo
blu iptnotizza lo sguardo. Solo a
guardarlo, si resta disarmati e abbagliati per
l'intensità e la profondità. C'è, nel colore, la
poesia dello spirito del Creatore. La
prima volta, arrivai in Sila all'alba. Vidi
una trasformazione, dalla muta oscurità della
notte al lucente sussurro della terra, ancora
umida di riposo. Sopra, uno spazio come tela
d'unica tinta. Fissandolo, scorsi un'apertura
verso l'al di là.
Ricordai
l'immagine di Mosè, che non poté vedere Dio che
alle spalle.
Allora,
dissi, a me stesso, che da quello strano
spioncino si doveva riuscire ad osservarlo
frontalmente. Subito pensai che questo avrebbe
tolto il senso stesso dell'aspirazione, del
desiderio di lasciarsi attraversare, e cambiare,
dai segni di Dio.
Più
che rappresentare e conoscere, è importante
ascoltare e ascoltarsi.
Questo
l'ho capito proprio meditando,
in Sila, sul farsi del giorno. La
natura è il canto del Padre. Solo
concependola in questi termini, si riesce a
cogliere la profondità della sua bellezza.
Sembra che Lui abbia riflettuto a lungo, prima
di modulare il suo straordinario Spirito
creativo, nelle forme perfette dell'altopiano
silano.
Come è arrivato al
film sulla Sila, di che cosa si tratta e a
che punto si trova?
Penso
che il nostro tempo è caratterizzato da
particolari forme di ateismo, le quali,
spesso, non tengono
conto dell'ordine, della meraviglia e del
divenire naturale.
Il
cosmo, le culture dei popoli, i fenomeni del
mondo, le stesse scelte umane - urbanistiche,
artistiche, politiche, culturali - mi hanno
sempre emozionato e mi hanno spinto a
interrogarmi, a rivedermi.
Innanzi
a Dio, però, il nostro intelletto si blocca.
Per
quanto si sforzi, nel tentativo di codificare e
sciogliere i misteri più complessi, non riuscirà
mai a spiegare le ragioni della vita e la forza
dell'Amore. Il mio film non è sulla Sila, come
lei afferma. Posso dire, però, che, in questo
caso, ho voluto sondarmi oltre il vissuto e il
mio modo di interpretare il cinema. La
spiritualità è una caratteristica personale,
declinata in modo diverso, in base ai
vari soggetti e alle impressioni avute in
circostanze fondamentali della mia professione.
La sua montagna,
però, mi ha spiazzato, mi ha fatto sentire
un piccolo essere che cerca, deve cercare.
Allora,
ho trovato la possibilità, in Sila, di
pormi delle domande su Dio e sull'angelo che ci
ha affidato, come in un diario, di fronte alle
immagini di una splendida natura che non si può
catturare con l'occhio del fotografo né con la
macchina da ripresa.
La
Bibbia è piena di apparenti paradossi.
In ciò è il suo fascino più grande. Anche
credere è un apparente paradosso. Sempre in
Sila, ho colto delle corrispondenze fra i luoghi
del silenzio, contro la parola inefficace di
oggi, e il Verbo, quello di cui scrive
l'evangelista Giovanni e quello del testo sacro,
più in generale.
Il
Verbo è l'essenza della vita e si può solo
attuare, in un mondo di sofferenza e
solitudine.
Qui, interviene l'angelo,
che non è tanto necessario ma è già: c'è perché
ci si volga al trascendente, al superiore, a
Dio. L'angelo è un tramite. E
l'angelo si vede lontano dalla confusione e
dalle luci artificiali, in Sila. Il
lavoro è sempre in corso. E, probabilmente, è
la mia impresa più impegnativa e difficile.
Può dirmi qualcosa
sulla gente, invece?
Lei
mi è simpatico. Ha dei modi anacronistici, che
approvo. Credo che dovete prendere
davvero coscienza del patrimonio di cui
disponete. So quasi nulla della vostra
situazione. Però, ho
visto che avete poca fiducia nel vostro
magnifico altopiano.
Tornerà
in Sila?
Si,
sicuramente. Per ora, ho altri impegni. Devo
girare ancora, in Sila. Ho bisogno di altre
immagini. E, comunque, ci verrò ancora perché i
vostri boschi, le vostre albe e il vostro
cielo sono fra i poemi più belli del
Creatore.