San
Giovanni in Fiore, 12 gennaio 2004
In
programma, martedì pomeriggio, una discussione
sugli assetti istituzionali.
Il
consiglio comunale si riunisce per approvare i
verbali della seduta precedente e per una
verifica, di carattere politico, sugli equilibri
fra poli e sugli assetti istituzionali.
La
solidità della maggioranza è in apparente dubbio
per il recente disappunto fra Biagio
Marra,
assessore alle politiche sociali, e Riccardo
Succurro,
il sindaco; il quale, negli ultimi mesi, ha
avuto più d’un contrasto coi compagni di squadra Barberio
e Mascaro, entrambi assessori.
La posizione di Succurro è
abbastanza scomoda, considerato che, fra i Ds,
per vecchi dissapori, ci sono, nei suoi confronti,
veleni nascosti e larghe antipatie. La
compattezza del partito più votato e acclamato,
però, non è affatto in discussione,
considerata la capacità di Mario
Oliverio di riordinare
comportamenti e strategie; specie, adesso, in
campagna elettorale, inaugurata dall’onorevole il
9 gennaio scorso, a Cosenza, con una
manifestazione di folla, bandiere e parole. Il
presidente della Provincia
di Cosenza, dopo dieci anni di
buona amministrazione riconosciuta al prof.
Acri, sarà, inevitabilmente, Oliverio,
già deputato, assessore regionale e
sindaco.
Ancora
una volta, un governatore di San
Giovanni in Fiore; ancora
una volta, un diessino.
La giunta
del capoluogo silano è da dieci anni nelle
mani della Quercia, senza
cedimenti, scossoni, pericoli, alternativa.
I Ds
sono tutto, decidono tutto, s’accordano con
tutti, muovono ogni pedina dello
scacchiere politico, gestiscono capitali ed
economie. Fino ad oggi, la loro azione è stata
facilissima e ha giovato ai tesserati, ai
simpatizzanti, ai sostenitori, agli organizzatori
della Festa dell’Unità, ai reintegrati. Ciascuno
ha avuto una fetta di torta, piccola, grande o
gigantesca.
Il dominio, nell’area elettorale
del cosentino, è schiacciante, indisturbato e
garantito. Si traduce in
incarichi, posti di lavoro, consulenze, stipendi,
conti ed acquisti.
All’interno,
come in ogni “società
chiusa” che si rispetti, vige
l’allineamento sistematico: dalla difesa
civica all’adesione a Crotone,
lungo un arco di questioni pesanti ed
urgenti, abusivismo
edilizio, sanità
locale, assistenza
sociale, decessi per tumori, servizi
per il lavoro, Parco
nazionale della Sila, Vigili
del fuoco, sicurezza pubblica, tutti
hanno le stesse vedute.
Anche
chi, ieri l’altro, sognava uno sviluppo basato sul
coraggio, sul rischio, sull’innovazione.
La ragione è una, quella di
partito. E le opinioni si
congelano, le prospettive si restringono, fino a
scomparire definitivamente. Giovanni Greco,
capogruppo di Risveglio florense,
sta tentando di proporre una dialettica sulla Provincia
di Crotone. Ed è probabile, nel
merito, che qualcosa si dica, martedì, in assemblea
consiliare.
Si
tratta, comunque, di scambi di battute pour
parler, visto che la
rinuncia ad una seria e accesa disamina, sul
punto, è già datata.
Anche
la destra, immobile nella sua demagogia, è
colpevole.
Solo
Greco, con piglio e resistenza, continua a
domandare, coinvolgere, rilevare. In politica, come
nella scienza, contano i fatti. E che
il passaggio con Crotone portasse dei vantaggi è provato e dimostrabile.
Lo stesso si può scrivere delle ragioni per le
quali, in tempi di referendum consultivo, i
Ds condizionarono gli elettori, perfino
pattugliando le sedi di voto. Andare
con Crotone avrebbe fatto perdere le poltrone, le
cariche, le deleghe. Un problema di
aritmetica, disciplina molto conosciuta e praticata
dalla Quercia. La sua ramificata
organizzazione nel cosentino, tuttavia,
se ha consentito, e consentirà, la sostituzione
delle seggiole ma non dei personaggi, non
ha portato la Comunità montana né evitato la
chiusura di uffici chiave: Pretura,
Enel, Vigili del fuoco. E non è
valsa a potenziare l’ospedale civile, ad avere la
Polizia o un Centro per l’impiego veramente tale. Cose
che sarebbero state, scegliendo Crotone.
In
una città disoccupata, d’emigrazione e
speculazione sugli aiuti al reddito,
il congegno politico, amministrativo e
culturale perfezionato dai Democratici quasi non
si può modificare più.
Ora,
però, il consiglio
comunale, oltre a pensare a Crotone,
dovrà rispondere del Fondo
sollievo, speso, secondo voci
insistenti, anche politiche, per pagare delle
prestazioni tecniche.
EMILIANO
MORRONE
RADICI
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