San
Giovanni in Fiore, 31 ottobre 2003
Di una popolazione assente,
emigrata in massa, dalla cultura di popolo
distrutta, dissipata in alcuni decenni di
emigrazioni attraverso tutti i paesi e i continenti
conosciuti, sdradicata
suo malgrado dalla propria terra dalla povertà e
dal mal governo, sfruttata
prima, durante e dopo questo esodo, non
ci si può meravigliare se istintivamente rifiuti il
proprio passato,
i segni della storia che glielo ricordano;
non ci si può meravigliare se [...] in questo
territorio, più l'emigrazione viene patita come
sradicamento, o nomadismo coatto, più si demarcano
nuove fondazioni domestiche. Più si è costretti al
movimento,
più si scava nella roccia e si eleva una
scheletrica identità stanziale.
Come
si può notare dalla foto aerea del Centro Storico di San Giovanni
in Fiore le Pubbliche Amministrazioni
hanno fornito il cattivo esempio,
operando enormi sbancamenti di terreno, non
progettando e non costruendo in aderenza alla
geografia del luogo, usando
manti di copertura diversi da quelli tradizionali,
distruggendo ogni albero, ogni prato, ogni
vallone, ogni masso abbiano trovato sulla strada
della cementificazione, ogni segno naturale, urbanizzando
in modo uniforme e illogico ogni
più piccolo lembo di montagna.
Queste non sono opinioni,
questa è realtà che potete verificare
dalle fotografie aeree che vi proponiamo.
...fino
a pochi anni fa, come nel Medio Evo, sul bordo sud
est dell'Abbazia erano gli orti e gli alberi di
noce, un sentiero e l'ACQUARU; tutti segni di un
passato cancellato per sempre da una pavimentazione
stradale tra l'altro fatta male. [...]
tratto
da: Tutto quello che non
si deve fare in Architettura ( un
caso storico: San Giovanni in Fiore)di Francesco
Saverio ALESSIO
*[…]
Ho visto Messina con gli occhi dell'esperienza
delle recenti ricostruzioni seguite ad eventi
sismici, di quella della valle del Belice e di
quella ancora in atto in Campania. Da questo
particolare punto di vista mi è sembrato di
cogliere nella grande ricostruzione di Messina,
per tanti versi pregevole, la prova generale di
un atteggiamento poi tragicamente replicato
nelle ricostruzioni più recenti: una sorta di
pratica esorcistica che ha mirato, da Messina in
poi, alla cancellazione dei speciali rapporti
tra costruito ed elementi naturali, quasi che
l'eliminazione delle tracce della drammatica
compresenza di mondo della geometria, mondo
dell'artificio e mondo delle forme naturali
fosse di per sé una delle più accattivanti norme
antisismiche.[…] La differenza è che
gli antichi usavano l'astuzia di valorizzare,
attraverso l'architettura, gli ostacoli sempre
frapposti alla volontà d'insediamento. Oggi,
semplicemente, è in uso la prassi di
eliminarli.
Francesco VENEZIA:
"Casabella" 523, aprile 1986
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