San Giovanni in Fiore: L'Unione Italiana Ciechi nel 2004

Servizi Sociali

di Marcobolo

da Il Crotonese

 

Con un distaccamento, l’Unione Italiana Ciechi è operativa, in città, da luglio dello scorso anno.

Presieduta da Franca Andali, signora non vedente, la delegazione locale è collegata all’Unione provinciale di Cosenza.

Attualmente, purtroppo, ha una sede di ripiego: l’amministrazione comunale ha scelto di non sostenere l’attività di questa associazione, ospitata dall’abate don Franco Spadafora, presso Palazzo Benincasa, della parrocchia di Santa Maria.

L’Unione offre una serie di servizi che il Comune non riesce a garantire: assistenza a disabili, raccolta di fondi per iniziative di prevenzione, visite oculistiche gratuite ad anziani e categorie in difficoltà.

Cinque volontari lavorano al progetto annuale dell’Unione. Percepiscono intorno ai quattrocentotrenta euro al mese. Soldi che contano, per scopi necessari.

Svolgono compiti essenziali, di supporto ad altre strutture d’utilità sociale. Questi ragazzi accompagnano, per esempio, il giovane Salvatore, che si muove su una sedia a rotelle ed è seguito dal centro Raggio di Sole. Ogni mattina, vanno a prelevarlo a casa, per sistemarlo sul bus con cui va a scuola. Finita la giornata, lo riportano in famiglia. Ormai, con Salvatore, sono in confidenza: gli parlano, sono vicini. Salvatore, anche grazie al loro intervento, è tornato a sorridere. Ora, per una serie di circostanze, sembra che la sua permanenza quotidiana a lezione possa essere allungata. Dunque, il ruolo dei volontari dell’Unione dovrebbe essere ancora più importante. Potrebbero accompagnare i disabili in bagno, ma solo per convenzione col Comune. Adesso, naturalmente, è tutto vago. Brutto e incomprensibile è che l’esecutivo, con una deliberazione del 28 gennaio 2004, ha levato all’Unione i locali assegnati, nel Palazzetto della Cultura, con lo stesso tipo d’atto, il 19 settembre del 2003.

Senza comunicazioni né incontri, senza richiamare la precedente destinazione d’uso del medesimo edificio pubblico, dotato di poche e buie stanze, già in comodato all’associazione.

Assente, in entrambe le deliberazioni di giunta, l’assessore alle politiche sociali, Biagio Marra.

Gianni VATTIMO candidato a Sindaco di San Giovanni in Fiore con due due candidati della lista "Vattimo per la città" la Presidente della Delegazione Florense dell'Unione Italiana Ciechi Franca ANDALI ed il Presidente di emigrati.it Associazione Internet degli Emigrati Italiani Francesco Saverio ALESSIO

Dal locale al globale

L’amministrazione comunale, e specialmente il sindaco Riccardo Succurro, aveva assunto l’impegno di fornire uno spazio all’Unione Italiana Ciechi. Prima che il progetto iniziasse, ci fu un incontro, al Polifunzionale, fra i sindaci di comuni della provincia e rispettive delegazioni dell’Unione.

Si parlò di azioni concrete e si misero in campo delle forze, da parte pubblica e privata.

«Dopo un successivo appuntamento di verifica, a Cosenza, sull’operato nelle varie realtà - ci racconta il presidente Franca Andali -, dovetti constatare, con amarezza, la profonda differenza fra il comportamento delle altre amministrazioni e quella di San Giovanni in Fiore. I comuni hanno mostrato grande sensibilità e disponibilità per le sedi periferiche dell’Unione. Il nostro, invece, ci ha lasciato allo scoperto, in mezzo ad una strada. Non fosse stato per l’aiuto di don Franco, avremmo interrotto l’attività, con grave danno per gli assistiti. Il sindaco ci aveva dato un domicilio presso la scuola elementare San Francesco, solo fino all’apertura delle scuole. Succurro ci aveva promesso delle stanze nel Palazzetto della Cultura, concesse, poi, con la deliberazione del 19 settembre passato. Però, date le infiltrazioni d’acqua, aspettammo, prima di trasferirci».

Infatti, l’edificio in questione non era agibile, per errori nell’esecuzione dell’opera.

Inaugurato anni fa, è rimasto chiuso e morto fino ad oggi.

Ora, la giunta, con la deliberazione del 28 gennaio, ha destinato i locali al progetto “Alba due” e ad altri servizi del comune, dimenticando, però, il precedente atto amministrativo e gli accordi con l’Unione Italiana Ciechi.

Bella politica sociale e puro spirito collettivo, l’amministrazione ha dato una prova ulteriore, e non ce n’era bisogno, di grossolana approssimazione, memoria labile, disorganizzazione, confusione nella risposta al disagio.

Circa l’abbattimento delle barriere architettoniche, ci sono progetti congelati da troppo tempo.

Parte consistente del bilancio comunale va via per debiti: nel 2003, il Comune non ha rispettato il patto di stabilità e, per questo, subirà grossi tagli, in quanto a trasferimenti.

Inoltre, il prestito per il Fondo sollievo costerà, alle casse pubbliche, l’esborso di centinaia di milioni (di lire) per venti anni.

I disabili sono persone già duramente provate dalla vita. Con loro, non si può promettere invano né scherzare. La signora Andali ci ha riferito che il sindaco le ha riattaccato il telefono. La storia dell’associazione di volontariato insegna che in città non ci sono servizi.

Si pagano le tasse, senza un corrispettivo dalla parte pubblica.

Manca un’adeguata assistenza per gli ammalati, gli invalidi, i disabili.

Mancano spazi d’aggregazione per i giovani.

Manca la coerenza politica e amministrativa.

Marcobolo

Di recente, è sorta un’associazione per ciechi, spediti direttamente in un fosso con le sbarre: una struttura per la quale il Comune s’è indebitato a dovere, inaugurata in grande stile e mai utilizzata per causa d’infiltrazioni d’acqua. «Tanto, fa lo stesso - ha pensato una coerente amministrazione di centrosinistra-, occhio che non vede, cuore che non duole».

Di fronte a questi torti, a questi crimini, non si può mediare.

EMILIANO MORRONE

RADICI



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